Moratti punta all’Europa con Forza Italia: «Da noi concretezza. L’estrema destra?
siamo incompatibili»

Verso il voto Intervista a Letizia Moratti, candidata nella lista di Forza Italia. Già vicepresidente della Regione, sindaco di Milano e ministro

Il suo nome in politica è legato alla Lombardia, ma ora Letizia Moratti, candidata di Forza Italia, guarda all’Europa e a un’Europa molto specifica: quella del Ppe e dei liberali.

Da anni si impegna in politica e ha ricoperto diversi incarichi. Ora cosa l’ha spinta a candidarsi alle europee?

La consapevolezza che l’80% della nostra normativa è recepimento di direttive europee. Allo stesso tempo dobbiamo affrontare la frammentazione internazionale, il cambiamento climatico e la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Da soli non ce la facciamo. Solo un’Europa unita è in grado di rispondere a queste sfide e permetterci di mantenere il nostro stile di vita, in termini di benessere ma anche di diritti, democrazia e libertà.

C’è qualcosa che negli anni l’ha portata a non perdere la passione per la politica?

Credo che le esperienze da sindaco di Milano e da assessore alla Sanità della Regione, mi abbiano dato una spinta notevole, perché sono stati incarichi in cui il contatto con i bisogni delle persone era diretto. Ho vissuto l’aspetto migliore della politica: poter far veramente la differenza per migliorare la vita dei cittadini e questo ti appassiona.

Renzi corre insieme a Bonino e Calenda ha scelto di presentarsi in solitaria: il Terzo Polo le sembra in difficoltà?

Mi sembra che il progetto Terzo Polo, cioè quello di unire i moderati sia stato abbandonato. Al contrario Forza Italia è stata capace di diventare punto di riferimento per civici, popolari, liberali e eredi del socialismo riformista e di attrarre quell’elettorato moderato a cui aspirava il Terzo Polo.

Crede che una comunicazione politica più pacata, come la sua, rischi di rimanere schiacciata dalle dichiarazioni “urlate” di altri suoi colleghi che hanno caratterizzato questa campagna?

Non credo nella politica urlata che diventa spettacolo. Le persone non chiedono ai politici di intrattenerli, ma che in modo pragmatico e competente si facciano carico di semplificare le loro vite e dargli la possibilità di migliorare la loro condizione socio economica.

In Europa si dovranno bilanciare le esigenze degli imprenditori con lo sviluppo di una politica comunitaria. Quali sono le sfide centrali?

La sfida più importante è quella della crescita. Nel 2008 l’economia europea e quella americana erano equivalenti, oggi quella statunitense vale il doppio. Per crescere dobbiamo recuperare competitività in termini di mercato unico europeo, per utilizzare le economie di scala che sono proprie di paesi con grandi mercati interni come Cina e Usa. Ma competitività significa anche più autonomia energetica, per abbassare il prezzo delle bollette, più investimenti in ricerca. Competitività significa investire in istruzione e formazione e nella parità di genere. Se riuscissimo a chiudere la differenza di retribuzioni e occupazione tra uomini e donne, ci sarebbe un incremento del PIL dell’8%.

In Europa l’estrema destra avanza rapidamente. In che modo questo potrebbe cambiare il Ppe?

Non credo che un’estrema destra con simpatie verso nefaste ideologie del passato, una visione autoritaria, che flirta con il regime del Cremlino e vuole distruggere l’Unione europea possa diventare determinante nel parlamento europeo. Questo non significa che l’Europa non abbia bisogno di una profonda revisione. Un punto critico è poi l’eccessivo peso delle burocrazie europee e una carenza di rappresentatività popolare delle sue istituzioni. Per questo appoggio convintamente la proposta del Ppe sull’elezione diretta del Presidente della Commissione europea da parte dei cittadini.

C’è l’eventualità che il Ppe accetti un’alleanza con Id?

il Ppe ha escluso alleanza con l’estrema destra di Identità e democrazia.

Claudio Borghi, comasco, leghista e candidato alle europee, ha invitato Mattarella a dimettersi dopo le dichiarazioni sulla sovranità europea. Cos’ha pensato della vicenda?

Quello che ha detto Mattarella è perfettamente in continuità con le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi sulla necessità di cedere parte della nostra sovranità a una futura istituzione europea.

In Europa si parla di esercito comunitario, ma Macron e Michel hanno dato spazio anche a un interventismo più spinto. Qual è la sua posizione?.

La posizione espressa da Antonio Tajani è quella corretta: non siamo in guerra con la Russia e la scelta di autorizzare l’Ucraina a colpire all’interno del territorio russo è una scelta di singole nazioni. E l’Italia ha scelto di consentire di utilizzare le nostre armi contro l’occupante russo all’interno dei confini dell’Ucraina. Bisogna evitare un’escalation, anche nei toni. Le dichiarazioni del Cremlino sono molto preoccupanti, con insistenti minacce dell’utilizzo di armi nucleari. La comunità internazionale deve prendere posizione. Ci vuole un grande sforzo internazionale per riportare un po’ di ragionevolezza. Dopo quasi mezzo milione di morti non possiamo non parlare di pace.

Il desiderio dei giovani di dire la loro su cristi tragiche come quella che si sta consumando nella Striscia di Gaza e che si è manifestato con le proteste e l’occupazione delle università le sembra un bel segnale?

Che i giovani si interessino di politica e del mondo, spinti da un sentimento di giustizia, è sempre positivo. A fianco al sacrosanto diritto di sicurezza dei cittadini di Israele c’è sicuramente la tragedia del popolo palestinese che però è anche la tragedia di una causa che è stata constantemente strumentalizzata. I ragazzi che manifestano dovrebbero rifiutarsi di diventare complici di chi si professa difensore dei palestinesi, ma in realtà li sta utilizzando per altri fini incurante delle sofferenze che questo produce.

Pensa che l’Europa possa essere di aiuto alla sanità italiana?

Con i fondi europei del Pnrr, stiamo rafforzando la nostra medicina territoriale e abbiamo fatto investimenti in tecnologia e per una ristrutturazione e adeguamento dei nostri ospedali. Attraverso la messa in condivisione dei dati sanitari a livello europeo, le università e gli enti di ricerca potrebbero sviluppare nuovi farmaci e nuove cure. Non basta, bisogna fare di più in termini di risorse da destinare al personale e alla formazione degli operatori sanitari del futuro.

La scelta di tenere il nome di Berlusconi nel simbolo del partito è legata alla paura di perdere elettori che erano affezionati alla sua figura?

Silvio Berlusconi ha creato dal nulla un movimento politico che è diventato in breve tempo il primo partito italiano, contro ogni previsione. È una storia unica che non ha paragoni con altri partiti italiani. Questa eccezionalità di Forza Italia deve essere rispettata e conservare il suo nome nel simbolo significa proprio questo. Le idee di Berlusconi, ovvero la libertà e la persona al centro, vengono portate ancora avanti, con la stessa visione, dal movimento che ha fondato nel 1994.

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