Dall’internet delle cose a quello dei corpi: «Così l’AI può cambiare la medicina»

Villa Erba Intelligenza artificiale, robotica, dati e diagnosi: il futuro della salute è già qui - Dalla cura dell’autismo alla riabilitazione, se n’è parlato al convegno di “Motore sanità”

L’intelligenza artificiale in medicina: «Dall’internet delle cose siamo arrivati all’internet dei corpi».

Così la pensa Franco Molteni, direttore della riabilitazione specialistica del Valduce a Villa Beretta, esperto di robotica di livello internazionale, ospite ieri del convegno organizzato a Villa Erba da Motore Sanità.

Il “paziente - robot”

«L’intelligenza artificiale ci ha permesso di personalizzare l’interazione tra paziente e robot – spiega Molteni – è come se in pochi anni fossimo passati dalla mappa stradale al pilota automatico. L’informatica ha trasformato la robotica indossabile per consentire alle persone di fare riabilitazione e riacquistare il movimento. Con l’intelligenza artificiale però si apre anche un altro capitolo, ovvero la possibilità di raccogliere tutti i dati che riguardano i pazienti. I robot indossati, utilizzati, possono prendere giorno e notte tutti i parametri utili al monitoraggio della persona, qualsiasi parametro. Una volta analizzati questi numeri possono costruire diagnosi, azioni predittive, possono informarci preventivamente circa possibili problemi. Qualche anno fa abbiamo cominciato a parlare di “internet of things”, adesso iniziamo a ragionare di “internet of bodies”».

A Villa Beretta gli specialisti aiutano pazienti con problemi motori e cognitivi, fanno tornare a camminare persone con patologie neuromuscolari, con disordini del movimento. Ma parlare di “paziente-robot” non fa paura? «Sì se si perde di vista la componente umana – dice Molteni – ma la tecnologia è un campo sul quale dobbiamo misurarci se vogliamo far fronte a due fondamentali problemi. Il primo è la grave mancanza di forza lavoro che si prospetta nei prossimi anni in Paesi come l’Italia alla luce del calo demografico. E due l’invecchiamento della popolazione che ci impone di assistere presto una grande mole di persone fragili».

Al centro di Neuropsichiatria infantile comasco Villa Santa Maria l’intelligenza artificiale già si usa per cercare di diagnosticare preventivamente l’autismo. «L’intelligenza artificiale processa per noi gli esiti di un esame a basso costo come l’encefalogramma – spiega il direttore scientifico Enzo Grossi – elaborando una grande mole di dati arriva così ad una sorta di nucleo, una firma del cervello. Un numero che poi confronta con le diagnosi comprovate di disturbo dello spettro autistico e con dei profili invece negativi. Così potremmo suggerire a tutti i bambini molto piccoli la presenza di un possibile campanello d’allarme, per intraprendere subito un percorso riabilitativo che in tenera età può correggere preventivamente un possibile problema».

Uno screening di massa

Villa Santa Maria immagina una campagna di screening di massa. «Sì perché sono esami poco costosi, che si potrebbero fare su una grande quantità di neonati – dice Grossi – così da superare fin da subito l’autismo. Un disturbo che può diventare anche serio e grave nel corso degli anni e che ha origine con ogni probabilità già durante la gravidanza, per situazioni di stress della mamma o per fattori ambientali come l’inquinamento».

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