Movida: «Se va avanti così
potremo anche chiudere i locali»

Il questore: «Se ci sono i presupposti adotteremo la linea più dura» Confcommercio: «I baristi chiamino la polizia locale»

«Mi piacerebbe essere presente come deterrente, agire più di fioretto che di spada, ma se si realizzano i presupposti, si può anche chiudere qualche locale».

Archiviato il primo weekend dopo la riapertura, a Como uno degli obiettivi è scoraggiare l’eccessiva concentrazione di persone.

«Con la riapertura – spiega il questore Giuseppe De Angelis - siamo impegnati su due fronti, quello della prevenzione dei crimini e il rispetto del divieto di assembramento e dell’obbligo nell’uso delle mascherine. Su quest’ultimo aspetto, mentre per le mascherine è più semplice intervenire, sull’assembramento dobbiamo vedere se riusciamo a convincere le persone a comportarsi bene». Venerdì e sabato sera non sono mancate concentrazioni di persone in alcune zone della città. «Su una piazza pubblica ampia – continua De Angelis - il tema del limite è complesso e delicato. Noi continuiamo a tenere monitorato l’andamento del contagio, sperando che si arrivi a zero. Mi piacerebbe essere presente come deterrente, agire più di fioretto che di spada, ma se si realizzano i presupposti si può anche chiudere qualche locale. Noi confidiamo nella collaborazione dai gestori».

Nei giorni scorsi, Confcommercio aveva lanciato un appello a tutti gli operatori per una collaborazione con le forze dell’ordine. «Non devono sostituirsi a loro – spiega il direttore Graziano Monetti – però, il periodo eccezionale consente di intervenire in maniera rigida nei confronti di quei clienti che non rispettassero le regole e, laddove non bastasse, l’invito è chiamare i vigili».

Il problema spinoso riguarda gli assembramenti nelle piazze o sul suolo pubblico. «In quel caso – continua Monetti - l’esercente non ha alcuna possibilità di farsi valere. L’unica possibilità è sempre chiamare le forze dell’ordine per scongiurare l’eccessiva concentrazione. È il nostro appello agli operatori: in questo momento serve responsabilità da parte di tutti. È normale: le persone hanno bisogno e voglia di tornare alla normalità. Ma il rischio è ancora troppo alto. Un inizio di focolaio potrebbe generare situazioni di ritorno deleterie».

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