Nascite in calo, vicini al record negativo: Como ha l’indice di fecondità peggiore di tutta la Lombardia

I dati Istat Dopo un incremento a inizio anno il numero dei neonati torna a scendere. Non è mai stato così basso. L’età media delle mamme oggi è di 32,7 anni

Calano ancora i nuovi nati, il tasso di fecondità a Como è il più basso di tutta la Lombardia. Il primo quadrimestre dell’anno, dopo 15 anni di discesa costante, avevamo registrato nella nostra provincia un piccolo balzo in avanti. Più 3,6% di nascite rispetto al 2022, un timido segnale di ripresa che riguardava soprattutto la città (+12,4%). E invece la curva è tornata a scendere.

I dati appena pubblicati dall’Istat e aggiornati al mese di agosto sommano 2.447 nuovi nati in provincia di Como contro i 2.469 dell’anno precedente. Una riduzione sottile, 22 neonati in meno pari allo 0,89%, ma comunque sufficiente per cancellare qualsiasi inversione di tendenza. Anche l’anagrafe in città erode il modesto vantaggio incassato a inizio anno: sono 345 i nuovi nati nei primi otto mesi contro i 347 del 2022. Quindi un sostanziale pareggio, meno 0,58%, che azzera l’aumento in doppia cifra registrato ad aprile.

Il picco nel 2009

Il totale delle nascite stimato, se il trend negli ultimi quattro mesi dovesse confermarsi, porterebbe il computo totale a 3.670 nuovi nati in provincia nell’anno. Il dato più basso di sempre, addirittura il 30% in meno rispetto a dieci anni fa.

All’inizio del nuovo millennio nel Comasco nascevano più di 5mila bambini l’anno, un numero cresciuto nel 2009 a 5.918 nascite. A fasi alterne si è assistito poi ad una progressiva contrazione, con un passaggio stabile sotto ai 5mila neonati dal 2015 in avanti. Nel 2020 sono nati 4.006 bambini, nel 2021 siamo scesi sotto quota 4mila (3.924) e nel 2022 a 3.778. Non è troppo diverso l’andamento nel capoluogo. La proiezione su tutto il 2023 conta 517 nuovi nati, nel 2022 erano stati 545. Al netto della flessione nel 2021, complice la pandemia, nel 2020 in città sono nati 570 bambini, nel 2019 616. Dieci anni fa le culle piene erano 700. Numeri lontani dall’attuale realtà, vuol dire perdere un quarto delle nascite in un decennio, (più precisamente il 26%).

Sul tema della denatalità si confronta la politica, perché riguarda la tenuta dei nostri conti economici, del nostro sistema pensionistico oltre che sanitario. Gli indicatori purtroppo non lasciano immaginare a breve novità positive.

Nessuna svolta in vista

Infatti la situazione, a proposito di culle vuote, sembra destinata a non cambiare ancora per diversi anni. Lo dice sempre l’Istat che ha aggiornato provincia per provincia il tasso di fecondità, ovvero il numero dei figli per donna in età fertile. La provincia di Como è ferma a 1,21, troppo poco per sperare di voltare presto pagina. In passato, almeno fino al 2009, nel nostro territorio il tasso di fecondità è sempre cresciuto arrivando a 1,52. Poi invece c’è stato un tracollo fino alla discesa, nel 2022, a 1,21. Nel panorama regionale nessuna provincia lombarda fa peggio di noi. Milano e Cremona sono a 1,23, in testa c’è Sondrio a 1,33.

L’età media a cui le donne comasche arrivavano al parto era pari a 30,95 anni nel 2000, salvo modeste variazioni l’età è sempre cresciuta ed ora è pari a 32,76 anni. Questa volta entro i confini della Lombardia Milano e Monza stanno peggio di noi, in questi territori l’età delle neo mamme supera i 33 anni.

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