A Como è impossibile spedire una cartolina, ma tanti le comprano ancora

La curiosità Cassette rosse chiuse nel centro storico e in piazza Cavour, i commercianti le ritirano per poi imbucarle fuori dalle Poste

C’è chi pensa che le cartoline inviate dalle vacanze siano ormai scomparse, ma non è così. Prova ne è il fatto che si continuano a vendere e che c’è ancora chi, ai selfie mandati via smartphone preferisce salutare con il cartoncino che riassume le bellezze del luogo corredato del francobollo del Paese. Tanti le collezionano, altri lo fanno perché vedersi recapitare a casa una cartolina di un parente o di un amico ha sempre un effetto sorpresa.

A Como il problema sta proprio nello spedirle. Oltre alle cassette postali del centro storico (da piazza San Fedele a via Giovio a piazza Duomo) è stata infatti dismessa anche quella nella centralissima piazza Cavour. Scotch classico da pacchi marrone a tappare le due feritoie (“per la città” e “per tutte le altre destinazioni”) e alla base un cartello giallo e blu (i colori di Poste) su cui ormai non si legge più nulla che, teoricamente, dovrebbe indicare quella più vicina (sarebbe via Gallio, non proprio dietro l’angolo).

Ecco quindi che sono alcune attività commerciali a fare una gentilezza (ovviamente gratuita) ai turisti per sopperire al disagio creato dalla soppressione del servizio e a occuparsi direttamente della spedizione. Anche se, chi è abituato a mandare le cartoline lo sa, è chi scrive che vuole imbucarle personalmente in modo da essere certo di averle mandate senza doversi affidare ad altri e, quindi, sperare che effettivamente tengano fede all’impegno preso.

L’edicola di piazza Duomo, ad esempio, che vende anche le cartoline, ritira quelle compilate e va periodicamente all’ufficio postale per imbucarle, ma le richieste da parte dei visitatori su dove possono spedirle di persona sono giornaliere. E la risposta è sempre la stessa: di cassette non ce ne sono più.

«Le cartoline? Le chiedono ancora, certo – racconta Maurizio Maoret che da vent’anni è titolare della tabaccheria di piazza Cavour, dove si vendono anche gadget – ma il problema è che hanno chiuso la cassetta per imbucarle. Tanti chiedono cosa fare e le ritiro io e poi una volta alla settimana vado in Posta e le consegno. Aver tolto le cassette anche dai luoghi molto frequentati è però assurdo. Tra l’altro io stesso quando vado all’estero e scrivo cartoline preferisco spedirle autonomamente, mi scoccia infatti dover chiedere ad altri di farlo».

Le prime cassette “rosse” risalgono al 1961 e vennero collocate a Napoli. Da allora, in tutta Italia, ne sono state collocate 46.500, ma il piano di Poste prevede, entro la fine di quest’anno, di scendere a 29mila lasciandole solo nei piccoli Comuni e nelle zone più rurali. Dovrebbero essere sostituite dalle “smart letter boxes”, cassette con schermo digitale in modo che a distanza i postini possano sapere quante lettere sono state imbucate, ma in città non ce ne sono.

Il motivo delle dismissioni sta nel fatto che si spediscono sempre meno lettere cartacee, ma forse bisognerebbe pensare anche a fare delle eccezioni per le zone turistiche. Ci sono fuori dalle Poste, è vero, ma uno straniero di certo non sa dove trovarle e poi tra piazza Duomo e piazza Cavour tanti le acquistano, le scrivono e le imbucano. Ammesso di trovare il francobollo (non è infatti così facile come può sembrare).

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