Nidi, critiche dopo lo stop alle iscrizioni: «Ora costretti a pagare una babysitter»

Infanzia Le famiglie che avrebbero voluto inserire i figli negli asili da gennaio sono in difficoltà - Le strutture private in città (e non solo) risultano piene e le mamme devono tornare al lavoro

«Nidi pieni e nessun parente in città, al lavoro però io devo rientrare: che si fa?». Lo chiede con voce di sfida Rosa Picca, una delle mamme raggiunte ieri dalla notizia della mancata apertura delle iscrizioni straordinarie degli asili nido comunali per l’inserimento a gennaio ha lasciato con l’amaro in bocca diverse famiglie comasche.

Sono almeno cinque quelle che hanno fatto sentire la loro voce con il Comitato Como a misura di famiglia, che negli ultimi mesi - ormai da marzo del 2024, quando venne annunciata la prossima chiusura del nido Magnolia - in città si batte in nome dei bimbi più piccoli e dei loro genitori. Tra questi c’è anche Maria Giulia Magatti, medico al Sant’Anna, in maternità dalla nascita della sua prima bimba, a fine dello scorso aprile, quando le iscrizioni per i nidi comunali con inserimento a settembre erano chiuse da appena un paio di settimane. «Contavo molto sull’inserimento a gennaio - spiega Magatti - perché devo rientrare al lavoro. L’esperienza di amici ci aveva fatto sperare che con le iscrizioni autunnali (previste dal regolamento dei servizi alla prima infanzia del Comune di Como nel caso in cui, alla data del 31 ottobre, sia esaurita la lista d’attesa e vi sia almeno un posto libero, ndr) ci sarebbe stato possibile mandare la piccola al nido. Non solo perché i nostri genitori non potrebbero curarla sempre, siamo anche convinti che sia un ambiente stimolante e un percorso educativo importante». Ben dieci i nidi privati, quasi tutti in città, contattati da Magatti negli scorsi mesi, (a partire dal nido dell’ospedale Sant’Anna dove però la lista di attesa è di ben 27 bambini), sempre con lo stesso risultato: tutto pieno. «C’è stata una sola eccezione, ma non ci convinceva la proposta educativa. Puntavamo tutto sui nidi comunali e ora non sappiamo come muoverci».

«Mancano educatori»

Nella determina pubblicata ieri sull’albo pretorio le cause indicate dal Comune per la mancata apertura delle iscrizioni autunnali ai nidi sono indicate nella «riapertura non prevista dell’asilo nido Magnolia di via passeri» che ha richiesto l’assegnazione e lo spostamento di 4 educatori che erano stati assegnati ad altri nidi, ma anche l’assenza di altro personale per malattia o perché spostato in un altro settore. «Eppure al Magnolia fino all’anno scorso spazi ed educatori c’erano, lo so perché ho due figli e uno dei due è tuttora iscritto al nido Magnolia - racconta Alice Cantaluppi, che già negli scorsi mesi aveva tentato di iscrivere, senza successo, il figlio più piccolo al nido di via Passeri, nato il giorno stesso della chiusura delle iscrizioni primaverili. «Vederli frequentare lo stesso asilo e crescere insieme sarebbe stato bello, ma ci eravamo arresi all’idea di dover scegliere un altro nido comunale, ora invece scopriamo che non avremo nemmeno questa possibilità».

L’alternativa che resta, per lei e per le altre famiglie coinvolte dalla vicenda, in assenza di posti liberi in altri asili nei dintorni (il cui costo, però, può raggiungere persino gli 800 euro di retta mensile, stando a quanto rilevato dalle famiglie in questi giorni) è l’assunzione di una persona che si prenda cura dei loro bimbi mentre loro sono al lavoro. «Pagare una baby sitter è estremamente costoso - commenta però Rosa picca - può arrivare a costare un intero stipendio... eppure o così, oppure uno dei due genitori smette di lavorare. Ma è giusto?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA