Niente posto in casa di riposo. In attesa 200 anziani

Assistenza Tornano le liste d’attesa nelle Rsa. Erano scomparse dall’esplosione delle pandemia

Tornano le liste d’attesa nelle Rsa, sono quasi 200 le domande in coda per un ricovero soltanto in città, ma il 99% dei letti è occupato. Negli ultimi tre anni le residenze per anziani hanno sofferto per colpa della pandemia una profonda crisi. Il virus ha colpito centinaia di anziani nella nostra provincia ed ha allontanato dalle Rsa i familiari, fino a pochi mesi fa era impossibile andare a trovare i propri cari.

Archiviato il Covid chi si può permettere di pagare la retta è tornato a bussare alle porte delle tradizionali case dedicate alla cura della terza età.

È vero che molte famiglie presentano più domande, nella speranza di trovare in fretta un letto, ma per avere un’idea in città la Ca’ d’Industria conta una novantina di domande in attesa, più una ventina per il nucleo Alzheimer. I dati sono pubblicati dall’Ats Insubria e risalgono al 30 giugno. Le Rsa comasche spiegano che durante luglio le domande in coda sono aumentate. Alle Giuseppine le richieste in coda sono addirittura 84, al Don Guanella 16, più altre 15 alla casa Santa Maria della Provvidenza di Lora, alle Marcelline due. In totale in provincia per un posto da non autosufficienti risultano addirittura in coda 3.300 domande. Un numero che conteggia molte richieste doppie e che secondo gli esperti va scremato di almeno un 40%. Sono, comunque, oltre duemila richieste in lista d’attesa.

Proprio questa settimana l’Ats Insubria ha certificato che sui 10.393 letti a disposizione, tra Varese e Como, 10.322 sono occupati. Il tasso di saturazione è pari quindi al 99%.

Più richieste d’estate

«È vero, è tutto pieno – dice Mario Sesana, presidente provinciale di Uneba, l’ente che raccoglie il maggior numero di Rsa del Comasco – occorre dire che nel periodo estivo le richieste storicamente aumentano. Perché le famiglie, anche per gestire le ferie, hanno bisogno di collocazioni temporanee. Ma certo quest’anno abbiamo davvero lasciato alle spalle la pandemia».

E l’attesa quanto è lunga? «Dipende tutto dai costi – dice Sesana – le strutture che hanno tariffe più alte hanno maggiori disponibilità e in genere l’attesa dura giorni, mentre quelle cn tariffe più accessibili hanno code più consistenti, anche di mesi. Resta comunque irrisolto il nodo personale: mancano medici e infermieri. Così alcune strutture, dovendo rispettare gli standard imposti dalle norme, non possono attivare tutti i posti letto che avrebbero».

In città un posto in Rsa al giorno va da un minimo di 64 euro ad un massimo di 122. Che vuol dire una forbice tra i 1.900 euro al mese fino a una retta da 3.600.

«Le liste d’attesa nei due anni e mezzo di pandemia erano vicine allo zero – dice Patrizio Tambini, presidente delle Giuseppine di via Borgovico – adesso sia tornati ai livelli precedenti». «La pandemia è stata archiviata – aggiunge Marisa Bianchi, direttrice generale della Ca’ d’Industria – ma c’è anche un crescente bisogno sociale delle famiglie e dei tanti anziani soli. Anche in ragione dell’aumento continuo dell’età media della popolazione».

Gli ospedali

Anche gli ospedali faticano a dimettere le persone molto anziane senza condizioni di autosufficienza a casa. I loro ricoveri sono più lunghi rispetto alla media. Detto che oltre il 75% dei ricoveri riguarda persone con più di 65 anni.

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