Cronaca / Como città
Lunedì 11 Novembre 2024
Non paga le tasse ma ottiene fondi pubblici. Fallita, fa sparire 700mila euro negli Usa
Il caso Srl comasca di telefonia ottiene da Banca Progetto un prestito garantito dallo Stato. Avuto il denaro, l’amministratore ha trasferito i fondi a una società estera a lui stesse legata
Ottiene un mutuo da 800mila euro garantito dai soldi dello Stato e nel giro di un mese trasferisce quasi l’intero capitale sul conto di una società statunitense a lui stesso collegata. Tornano agli onori delle cronache i prestiti erogati da Banca Progetto sulla base di denaro garantito dallo Stato. Soldi pubblici, messi a disposizione per aiutare gli imprenditori a realizzare i propri progetti.
Il prestito
Dopo gli arresti di una settimana fa della Guardia di finanza di Como, che hanno portato in carcere anche un agente monomandatario della stessa Banca Progetto in quel di Brescia, e il provvedimento del Tribunale di Milano che ha sottoposto la banca ad amministrazione giudiziaria per una serie di prestiti concessi a realtà «inserite all’interno di dinamiche criminali», spunta un mutuo sospetto anche a favore di una società di Como. Che, l’anno successivo all’erogazione, è fallita con ben oltre un milione di euro di debiti.
La società in questione è la 3 Store Web srl di viale Rosselli, creata nel 2018, proprietaria di negozi di telefonia nel Comasco che stipulavano contratti per conto della Wind la quale però, poco più di un anno dopo la nascita della società, ha rescisso il contratto provocando il licenziamento di tutti e trenta i dipendenti. Dichiarata fallita nel dicembre 2022, la 3 Store Web l’anno precedente, quando già versava in piena crisi con oltre un milione di debiti nei confronti dell’erario, è riuscita a ottenere da Banca Progetto un mutuo di 800mila euro, il 90% del quale garantito dallo Stato.
Il fallimento
Su quel prestito e sulla scomparsa di quel denaro è intervenuto il Tribunale fallimentare. Che con un decreto collegiale ha respinto la richiesta della Banca Progetto di essere inserita nell’elenco dei creditori chirografari della società fallita. Il motivo? Per aver concesso il mutuo potendo «desumere la piena consapevolezza delle reali condizioni di solvibilità del soggetto finanziato o, comunque, il disinteresse per le stesse con consapevole accettazione di concedere un finanziamento a un cliente in stato di insolvenza».
Al di là dei tecnicismi di una vicenda ora al vaglio della Cassazione, la sostanza ha risvolti inquietanti (per la gestione del denaro pubblico). Nel 2021 Michele Antonicelli, amministratore unico di 3 Store Web, chiede un mutuo da 800mila euro, da restituire in 72 rate. Il 90% del prestito è garantito dal Fondo dello Stato per le piccole e medie imprese. Il contratto tra Banca Progetto e la società di viale Rosselli viene firmato il 29 luglio 2021. Questo nonostante una serie di elementi avrebbero sconsigliato qualsiasi istituto di credito a rischiare fondi propri per un prestito così oneroso verso un soggetto a rischio. Emerge che già nel novembre 2019 Wind, unico committente della società comasca, aveva notificato il recesso dal contratto lasciando dunque la srl senza alcuna commessa; pochi mesi dopo, nel maggio 2020, viene conclusa la procedura di licenziamento collettivo di tutti e trenta i dipendenti (dato riportato nella visura camerale, ben prima della stipula del contratto con Banca Progetto); e infine nel bilancio del 2020 emergono debiti con l’erario per 1,2 milioni.
Nonostante ciò Banca Progetto – che sostiene che non aveva possibilità di conoscere quegli elementi – dà il proprio assenso all’erogazione di un fondo cospicuo a una società indebitata con lo Stato, senza contratti in essere e senza un dipendente.
La conferma che quel mutuo serviva a tutto tranne che a rilanciare la società, arriva dopo l’accredito di 790mila euro: con tre bonifici su conto estero eseguiti il 13, il 20 e il 26 agosto svaniscono alla volta degli Stati Uniti la bellezza di 700mila euro. Dove? Nelle casse della True North Energy Corporation di Spring, Texas, società che vede tra i suoi vertici, nel ruolo di Operating Executive Advisor, proprio quel Michele Antonicelli amministratore della società comasca fallita.
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