Una piazza, due stati, un progetto e a Gorizia, la firma è comasca

La storia Sergio Dinale è uno dei progettisti della ristrutturazione di piazza Transalpina, emblema di quella cortina di ferro che divideva l’ovest dall’est

Da simbolo di divisione a quello di vita transfrontaliera e quest’anno di unità, grazie al titolo di capitale europea della cultura.

La storia è quella di piazza Transalpina, metà in territorio italiano (Gorizia) e metà in quello sloveno (Nova Gorica) presente nei libri di scuola per via della creazione di una base di calcestruzzo sormontata da una ringhiera, alla fine della Seconda guerra mondiale, per separare il confine italo-jugoslavo. Una piazza emblema di quella cortina di ferro che divideva l’ovest dall’est (sotto l’influenza dell’Unione Sovietica) e che ora segnerà il via a un evento storico per le due città ospitando la cerimonia congiunta di “Go! 2025” che vedrà, sabato prossimo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quella slovena Nataša Pirc Musar e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Attesi anche il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto e dodici ministri della Cultura.

Una piazza che parla un po’ comasco in quanto tra i progettisti c’è lo studio D:RH di Sergio Dinale (ha sede in via Pessina e a Venezia), che ha vinto il concorso in associazione con SA architetti associati di Venezia e Sertec Engineering di Ivrea assieme a Ravnikar & Potokar. Si tratta di un cantiere unico, essendo innanzitutto un’opera transfrontaliera. Esattamente come la capitale della cultura, che abbraccia due stati andando oltre il confine.

«È un progetto che supera tutte le barriere – spiega l’architetto Dinale, comasco di 62 anni – finanziato dai due Comuni e dai due Stati e che prevede che la piazza, dove un tempo c’era la divisione tra Italia e Jugoslavia, sia la cerniera tra le due comunità storicamente divise dal dopoguerra. Un nuovo spazio pubblico alla periferia dei due centri che diventa punto centrale e protagonista delle iniziative per l’unica capitale europea della cultura». Un lavoro finanziato da due Stati di portata tanto simbolica non è così usuale. «In passato – prosegue l’architetto comasco, che con il suo studio si occupa da trent’anni di progettazione e realizzazione di opere pubbliche - avevo realizzato un’opera di pianificazione paesaggistica con i finanziamenti Interreg per i fiumi Drava e Piave (tra Austria e Italia, ndr), ma nel caso di Gorizia-Nova Gorica si tratta di un’opera pubblica, dall’alto valore simbolico, completata in tempistiche ridotte (un anno e mezzo circa, ndr)».

Verde, una fontana, panchine, spazi per le bici e per la socialità senza dimenticare la storia. Sono questi i cardini della riqualificazione che ha puntato molto sulla valorizzazione delle risorse locali, a partire dalla pietra carsica Repen, simbolo del territorio. Gran parte delle forniture dei materiali proviene da aziende collocate in un raggio di cento chilometri e, ovviamente, è stato necessario un massiccio lavoro di coordinamento per far combaciare le normative diverse in vigore in Italia e in Slovenia. La conclusione dell’intervento è stata presentata giovedì alla presenza delle autorità italiane e slovene e, tra una settimana, sarà la volta dei capi di stato. All’evento inaugurale (la cerimonia ufficiale sarà alle 16) sono attese circa 20mila persone.

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