Nuovi reati, tempi giustizia più lunghi. Coda pure in Corte d’Assise

Tribunale in affanno Con il Ddl Sicurezza aumentano le fattispecie destinate a finire in aula: «Norme sull’onda della cronaca possono aver ricadute pesanti»

Il nuovo Ddl Sicurezza, approvato venerdì scorso e che diventerà operativo con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, rischia di avere un effetto paradosso. Perché nel tentativo di rendere più sicuro il Paese, si potrebbe finire per rendere più difficile, per i Tribunali, arrivare a una sentenza.

Sono una decina i nuovi reati introdotti, a cui si aggiungono almeno altrettante aggravanti per reati già esistenti. La conseguenza? Un aumento - inevitabile - dei fascicoli a carico di palazzi di giustizia già in crisi sul fronte personale. E, come sottolinea il presidente della sezione penale del Tribunale di Como, il giudice Carlo Cecchetti, «le ricadute sull’operatività della giustizia rischiano di farsi pesanti».

Troppe giurie popolari

Un esempio su tutti. Il prossimo 29 gennaio assisteremo a qualcosa di mai visto, a Como: in una sola udienza si concentreranno ben quattro differenti processi in Corte d’Assise. L’Assise è composta, come noto, da due giudici togati (professionisti) e da sei giudici popolari. E viene attivata solo per reati molto gravi, come ad esempio quelli di terrorismo, i sequestri di persona a scopo di estorsione e gli omicidi.

Cinque anni fa l’allora governo decise, sull’onda dell’emozione per gravi fatti di cronaca, di raddoppiare la pena per le violenze sessuali ai danni dei bambini sotto i 10 anni. E così il massimo è passato da 12 a 24 anni di carcere. E all’improvviso quel reato è diventato di competenza della Corte d’Assise. Come un omicidio per mafia.

«Talvolta - commenta il giudice Cecchetti - non c’è consapevolezza nel legislatore che alcune decisioni comportano conseguenze significative, come questa. Il 29 gennaio prossimo cominceremo a Como un processo con giuria popolare per un caso di violenza sessuale aggravata. Un reato che spesso richiede valutazioni tecniche anche complesse mentre, senza nulla togliere al valore della Corte d’Assise, la giuria popolare potrebbe arrivare a un giudizio più empatico che giuridico». Al netto, però, della valutazione di merito, l’inasprimento delle pene e soprattutto l’introduzione di nuovi reati comportano sicuramente un incremento di fascicoli d’inchiesta prima e di processi poi. «Il giudice, ovviamente, applica la legge qualunque essa sia, criticabile o meno - premette ancora il presidente del Tribunale penale di Como, Carlo Cecchetti - ma introdurre nuove figure di reato e farlo sull’onda dei fatti di cronaca si presta a creare problemi analoghi a quelli che abbiamo con la nuova competenza della Corte d’Assise sulle violenze contro minori di 10 anni. Talvolta vi è una limitata valutazione delle ricadute giuridiche e dell’aggravio del lavori per i palazzi di giustizia ma anche dell’ulteriore affollamento dei luoghi di detenzione».

Anche riforme positive

L’ultima importante riforma della giustizia, la riforma Cartabia, ha però introdotto anche una novità che sembra in grado di alleggerire i carichi di lavoro sui processi di competenza dei giudici monocratici, ovvero su quei reati per i quali è prevista la reclusione non superiore nel massimo a dieci anni. La riforma aveva introdotto la cosiddetta udienza pre dibattimentale, ovvero un passaggio ulteriore che si temeva appesantisse il calendario dei lavori dei giudici.

«In realtà i fascicoli che escono dall’udienza pre dibattimentale per andare a dibattimento sono molto pochi, tanto che il primo mese disponibile sul calendario per fissare i processi monocratici, il prossimo gennaio, non è ancora pieno» spiega ancora il giudice Cecchetti. Diverso il discorso per i casi più gravi, che vanno giudicati in collegio (ovvero da tre giudici) o in Corte d’Assise. Nel primo caso Como può contare solo su due colleghi, ma da novembre diventerà uno solo per via di una maternità. Nel secondo caso, come detto, per la prima volta nella storia del palazzo di giustizia di Como si saranno ben quattro casi davanti alla giuria popolare in un giorno solo. «Questo comporta un allungamento dei tempi, soprattutto per i processi più delicati».

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