Nuovo decreto flussi: imprese e famiglie cercano lavoratori, ma la legge non aiuta

L’allarme Previsto l’ingresso di soli 440 stranieri, numero ritenuto insufficiente. Sindacati e imprese: «Le norme? Tutte da rivedere»

Imprese e famiglie hanno bisogno di lavoratori stranieri, secondo categorie e sindacati flussi e quote sono strumenti inadatti.

Il decreto 2025 punta a far entrare nel Comasco 440 lavoratori. Un numero insufficiente a coprire il fabbisogno in tema di assistenza familiare, turismo, piccola industria o agricoltura. Gli ingressi, con il contagocce, riescono più in realtà a regolarizzare persone qui già presenti o parenti degli stessi invece che chiamare lavoratori da altre nazioni lontane.

Un meccanismo complicato

«Questo strumento non è mai cambiato ed è sbagliato – dice Rosangela Pifferi, storica segretaria di Anolf, l’associazione oltre le frontiere della Cisl dei Laghi – non è pensabile contattare una persona dall’altra parte del mondo per assistere a casa un anziano malato. Anche per le aziende salvo gli stagionali è complicato, serve una mole di documenti burocratici ingente. Le risposte alle domande arrivano anche un anno dopo. Noi per non illudere le famiglie e i datori quest’anno non abbiamo nemmeno partecipato. Va rivista la legge sull’immigrazione, sulla cittadinanza, i nostri territori hanno bisogno di forza lavoro».

Bisogna contattare il centro per l’impiego, partecipare ai click day, farsi aiutare dalle associazioni e dai sindacati. «È un meccanismo complicato, fatto di incombenze, pec, attese – dice Tiziana Mariotti, segretaria di Adl Como, l’associazione dei datori di lavoro dei collaboratori domestici – bisogna passare dai centri per l’impiego che non rispondono, alla fine dell’iter spesso le domande inoltrate dalle famiglie in cerca di colf non hanno esito. E dire che siamo sommersi di richieste perché i nostri anziani avrebbero bisogno di un aiuto a casa».

Oggi non è noto quante domande già inviate verranno accolte, la partecipazione è crollata drasticamente. «Perché il meccanismo diventa spesso inutile – spiega Marina Consonno presidente delle Acli di Como – così la grande domanda che c’è di lavoratori e di assistenti non incontra l’offerta. Senza nuovi operatori stranieri occorre ri-orientare i nostri professionisti comaschi che arrivati ai 50 anni rischiano di uscire dal mercato del lavoro».

Il nodo della residenza

Restando al decreto flussi sono comunque ridotti i numeri per i nuovi ingressi, si parla di meno di 60 posizioni per l’assistenza degli anziani, una trentina per il settore agricolo altrettanti per il turismo. «Non credo siano molte le strutture che tentano di trovare mano d’opera attraverso il decreto flussi – dice Giuseppe Rasella, imprenditore turistico vice presidente della Camera di Commercio – è vero che grazie ad altri canali stiamo cercando di importare addetti per esempio dal Sud America. Qui però si intreccia il bisogno abitativo. Dare una residenza a questi lavoratori: molti alberghi riservano convitti e stanze. Una priorità dunque è indirizzare i nostri lavoratori comaschi nel settore, stabilizzare la crescita con i nostri cittadini. Certo la sfida è complicata perché c’è il calo demografico, la fuga verso l’estero e la vicina Svizzera».

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