«Ricostruire un nuovo Sinigaglia? Possibile, ma è una strada in salita»

Fuori dal coro «I vincoli hanno un peso», dice Mantero, l’architetto che fece l’ultimo intervento - Era il 2002 ed allora fu rifatta la curva est: «Ci imposero di non superare i 6,5 metri in altezza»

Una voce fuori dal coro sul futuro dello stadio Sinigaglia, prossimo ad abbattimento e ricostruzione, è quella dell’architetto Davide Mantero, cui si deve, assieme alla studio Teco di Bergamo, l’ultimo intervento di rinnovo dell’impianto, quello che nel 2002 portò alla ricostruzione integrale dell’attuale curva ospiti. Figlio e nipote d’arte (architetto era anche suo padre Enrico, mentre il nonno Gianni fu il primo a ristrutturare l’impianto sulla base dell’esistente stadio in stile neoclassico di Giovanni Greppi), Mantero si dice contrario all’abbattimento ma, soprattutto, evidenzia quelli che secondo lui sarebbero gli ostacoli principali su un percorso che, a dargli retta, rischia di rivelarsi molto irto.

«La mia idea personale - dice - è quella che il nuovo stadio dovrebbe essere edificato altrove, magari proprio in Ticosa. Lo dico un po’ provocatoriamente ma in effetti gli spazi ci sarebbero, compatibilmente con il vincolo cimiteriale, oppure a sud, più in periferia, dove gli spazi non mancherebbero... Il vecchio stadio dovrebbe essere restaurato in modo da farne la casa dello sport di tutti, a cominciare dalle scuole e dalla atletica, relegata ancora al campo Coni. Detto questo, attenzione, perché i problemi sono tanti, e lo dico concedendo il massimo credito agli attuali progettisti».

Il primo punto riguarda il famoso vincolo monumentale. Esiste o non esiste ? Perché la storia parla chiaro: tribuna completamente ristrutturata nel 1991, distinti rifatti nel 1998, curva ovest abbattuta nel 2002 . Dov’era la Soprintendenza? «Le due curve non sono mai state soggetto a vincolo, quantomeno non come strutture murarie. C’è però un vincolo ambientale e architettonico che interessa tutto il comparto a lago, e che impone una sorta di attenzione particolare al contesto. Un esempio calzante è quello della curva Est ricostruita nel 2002: la Soprintendenza ci impose di non superare una altezza di 6,5 metri e di aprire al centro della struttura al centro uno spazio che consentisse il mantenimento del cono visivo dalla tribuna verso i giardini e il Tempio Voltiano. Le indicazioni della soprintendenza sono discrezionali e insieme vincolanti. Non puoi non tenerne conto. Se tanto mi dà tanto, c’è il rischio che neppure l’altra, la curva azzurra, potrà superare l’altezza dell’hangar, anch’esso vincolato».

Anche quella in ogni caso fu abbattuta senza troppe difficoltà. «Fu abbattuta perché fatiscente, priva delle autorizzazioni e delle certificazioni che servivano a consentirne l’utilizzo. L’attuale struttura in metallo fu a suo tempo autorizzata perché non permanente, mentre invece i distinti non furono mai abbattuti. Fu creata l’attuale sovrastruttura prefabbricata per il pubblico e fu realizzata un rinforzo di supporto all’esterno. Realizzare due curve da 5mila posti non sarà facile». E il resto dello Stadio? La Tribuna? «Quella vecchia fu ristrutturata perché la copertura era a rischio crollo, con pilastri che come ricorderanno i tifosi più anziani, si collocavano tra le sedute impedendo una evacuazione in sicurezza. Qui però il vincolo monumentale esiste sulle facciate verso via Sinigaglia così come sulle vecchie biglietterie, in questo caso anche quelle delle curve, che infatti non furono mai interessate da alcun tipo di intervento».

Le difficoltà non sarebbero, sempre secondo Mantero, legate soltanto alla coabitazione con la Soprintendenza. C’è anche un problema di sottosuolo: «A pochi metri di profondità c’è la falda lacustre, e lo so perché alla fine della guerra, durante la ritirata nazista, nella zona fu vietata la sosta dei carri armati per timore che il terreno non ne reggesse il peso. Mio nonno raccontava che sotto l’erba del Sinigaglia ci sono decine di metri di fascine di legno di fiume, e poi acqua. Io qualche dubbio sulla stabilità geologica dell’area ce l’avrei». Infine gli spazi : «Inutile il confronto con lo stadio di Bergamo. Prima aveva 13mila posti, oggi ne ha 19mila su un’area di 35mila metri quadrati. Il Sinigaglia oggi dispone di 7.00 posti su un area di 26mila. I numeri non mentono». Soluzioni ? «L’ho detto. La mia idea è quella di farlo altrove, ma capisco che purtroppo la direzione intrapresa sia ormai un’altra. Resta il fatto che pur volendo concedere tutto il credito possibile ai progettisti del nuovo stadio, quello da affrontare sarà un percorso lungo e difficile. Comprendo pienamente il fascino derivante dalla sua collocazione ma questo continuo stillicidio di interventi incomincia a sembrare quasi un accanimento terapeutico».

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