«Offerte di lavoro indecenti: tempo pieno, reperibilità e responsabilità a 1200 euro. Basta con la retorica delle “nuove generazioni di scansafatiche”»»

Lettera di una giovane lettrice Ha meno di trent’anni, lavora da quando ne ha 19, ha accumulato esperienza e competenze ma a Como per lei sembrano mancare del tutto le prospettive: «Riflettete sulla realtà che noi giovani stiamo vivendo e sui segnali di aiuto che la nostra generazione vi sta mandando»

Le vetrine di bar, ristoranti e negozi a Como continuano a essere “agghindate” con cartelli di ricerca del personale e offerte di lavoro, ormai dalla scorsa estate. Eppure i nostri approfondimenti e le segnalazioni che i lettori ci mandano raccontano che, se è vero che a Como il lavoro non manca, a essere assenti sono contratti di lavoro dignitosi. A raccontarci questa realtà è una giovane lettrice che con questa lettera ci racconta la sua esperienza personale di ricerca di lavoro a Como.

La lettera

«Buongiorno, mi chiamo Laura, ho 26 anni e sono cittadina del Comune di Como da sempre. Mi è capitato di leggere qualche vostro articolo che trattava l’argomento “Il lavoro nella città di Como” ed oggi mi ritrovo qui mandarvi questa mail per dire la mia sulla questione e per raccontarvi la mia esperienza personale.

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Ho conseguito il diploma in ambito commerciale con specializzazione turistica nel 2015 e avrei potuto accedere tranquillamente all’Università. Per varie ragioni, però, ho preferito rinunciarvi e ho deciso di cercarmi subito un posto di lavoro. Dopo un sacco di colloqui fatti a conclusione dei quali mi sentivo dire le classiche frasi: “Sei troppo giovane, cerchiamo qualcuno di più maturo”, “È vero che hai 19 anni ma preferirei qualcuno che conosca già il lavoro”, “Non abbiamo né il tempo né i soldi per formare una persona da zero” etc... ho deciso di cercare lavoro prima in un supermercato, dove ho lavorato 3 anni, e successivamente in un piccolo negozio a conduzione familiare, dove ho lavorato per altri 4 anni.

Qualche mese fa la svolta: vengo contattata da una nota azienda di Como, della quale non farò chiaramente il nome, che mi propone un lavoro che io chiamerei “ordinario”: orario da ufficio, niente sabati (fatta eccezione di qualche straordinario), domeniche o giorni festivi. Capirete che per una persona come me che ha sempre lavorato durante tutti i week-end e le festività una proposta di lavoro del genere non può che aver fatto gola, così ho deciso di lasciare il mio vecchio posto di lavoro per iniziare questa nuova avventura.

È stato il più grosso sbaglio della mia vita: i signori mi hanno letteralmente presa in giro, dicendomi e promettendomi in fase di colloquio l’esatto opposto di quella che poi sarebbe stata effettivamente la realtà dei fatti e facendomi così perdere un posto di lavoro sicuro dal quale nessuno mi avrebbe mai cacciata. E così, da qualche settimana a questa parte mi ritrovo senza lavoro, con un mutuo trentennale sulle spalle e con il morale sotto i piedi; ma non è di questo che voglio parlarvi bensì delle assurde proposte che ho ricevuto fino ad adesso svolgendo vari colloqui in giro per alcuni esercizi di Como.

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«Sfruttamento allo stato puro: 1200 euro netti»

Tra le più indecenti (e credetemi ne avrei molte altre da raccontare) c’è stata la proposta da parte di un residence locale che proponeva un contratto full-time (con un monte ore pari a 38/40 se non di più), con una paga oraria di 7 euro e 50 ma non solo: la persona assunta avrebbe dovuto gestire in autonomia la reception del residence (fare check-in, check-out, accoglienza clienti ecc..), dovendo garantire la propria reperibilità ed in ultimo, ma non per importanza, supportare il lavoro nella gelateria sempre di proprietà del residence.

Tutto ciò per “la bellezza” di 1200,00 euro netti in busta paga: sfruttamento allo stato puro.

Probabilmente qualcuno leggendo questo mio messaggio potrebbe pensare: “Beh però sono pur sempre 1200 euro che ti entrano in tasca”, “Tutto sommato ti insegnano un mestiere” e ancora: “I giovani di oggi non conoscono il senso del sacrificio, quando io ero giovane si lavorava un sacco di ore con dei salari decisamente più bassi e non ci siamo mai lamentati”.

«Che futuro dobbiamo attenderci noi giovani?»

Ebbene posso dirvi una cosa? Gli scansafatiche ci sono sempre stati, ci sono adesso come c’erano 50 anni fa e non è intellettualmente onesto generalizzare classificando la nostra generazione come “piena di scansafatiche e buoni a nulla”. Io personalmente per via del mio lavoro ho sempre rinunciato a week-end fuori con gli amici, serate in discoteca e buona parte delle cose che si fanno in giovane età ma sono contenta di averlo fatto perché ho avuto modo di poter crescere, personalmente e professionalmente, come persona, come donna, mettendo dei soldi da parte che mi sono serviti per comprarmi una casa, per gettare le basi del mio futuro.

Ma che futuro abbiamo ad attenderci noi giovani? Come possiamo pensare di costruircene uno in maniera dignitosa con tutto il marcio che ci circonda? Come? Riflettete sulla realtà che stiamo vivendo e sui segnali di aiuto che la nostra generazione vi sta mandando. Ringrazio voi della redazione se mai leggerete questo messaggio e se mai avrete voglia di pubblicarlo e di condividerlo con i vostri lettori.

“Non sarà mai tardi per cercare un nuovo mondo migliore, se nell’impegno poniamo coraggio e speranza” (Lord A. Tennyson)».

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