Olmetto, svenduta la casa di New York. E il compratore è un’oscura fiduciaria

Bufera fallimenti Appartamento a Manhattan ceduto per meno delle tariffe in centro Milano. Nessuna gara, solo trattative private. Con sconto da 205mila dollari per un danno da 12.700

Quanto potrà costa un appartamento a tre isolati da Central Park e quattro dal prestigioso hotel Plaza di New York? Al metro quadro il 20% in meno rispetto a una casa nel centro di Milano, se acquistato dopo una curiosa e complessa trattativa privata da una procedura del Tribunale di Como.

A due passi da Central Park

Nella bufera fallimenti, con la magistratura e i curatori impegnati a rileggere gli atti di vecchie procedure concorsuali i cui conti sembrano non tornare (dopo la Giovanni Maspero & C con il suo ristorante stellato in città, ora tocca al fallimento della tintostamperia Olmetto), spunta l’intricato destino di un appartamento da quasi 160 metri quadrati in un grattacielo di Manhattan, a due passi dal Moma tra la sesta e la settima strada. Un’abitazione di proprietà della Olmetto e utilizzata da Carlo Strazza soprattutto in occasione delle grandi fiere tessili e che, nel 2016, è passato di mano non già attraverso una gara (come le norme prevedono) bensì una serie di trattative private tra l’allora curatore e un avvocato italo-americano rappresentante di una fiduciaria.

Per spiegare l’importanza di questo capitolo, basti dire che all’ex curatore (il commercialista comasco Giuseppe Fasana, che in seguito all’inchiesta sul fallimento Maspero & C. è stato sospeso da tutte le curatore) viene contestato di aver fatto perdere una cifra non quantificata (superiore ai 200mila euro) ai creditori per aver sostanzialmente svenduto quell’immobile. La vicenda a New York va seguita passo a passo, con una premessa: i curatori fallimentari sono pubblici ufficiali che si muovono nell’interesse dei creditori (tra cui, spesso, lo Stato) di una società finita in dissesto dietro la supervisione di un giudice del Tribunale. Loro compito è far ottenere quanto più possibile ai creditori, quindi cercare di vendere ogni bene al massimo prezzo. Anche per questo tutte le vendite, di solito, vengono svolte attraverso delle gare.

Bene, l’appartamento di New York è stato ceduto in seguito a una trattativa privata. Tutto inizia con uan presunta stima sul valore dell’immobile che l’allora curatore dice al giudice di aver fatto fare. Stima, in realtà, che si limita a un foglio bianco scritto in inglese che ha valutato l’abitazione da 158 metri quadrati dietro a Central Park un milione e 530mila dollari (nello stesso condominio una casa più piccola di oltre 10 metri quadri è stata venduta per quasi 2 milioni, forse perché ai piani più alti). Sulla base di quella stima viene pubblicato un annuncio di vendita. Dove? Su La Provincia, sul Corriere di Como e sulle pagine lombarde di Corsera, Repubblica e Il Giorno. Per una casa a New York. Ovviamente nessuno si fa avanti entro il termine previsto. Alcune settimane dopo, però, qualcosa di muove. Scrive una srl che si occupa di vendite immobiliari interessata. Ma l’affare non si conclude.

Poche settimane ancora, ed ecco una nuova offerta dall’avvocato italo-americano Mario Gazzola. Che scrive al curatore: «Le confermo che per conto di un cliente desideriamo fare un’offerta». In realtà non si capisce cosa il legale confermi e quali tipi di contatti il pubblico ufficiale e l’avvocato avessero avuto. Fatto sta che lo stesso avvocato si ritira. Siamo a gennaio 2016. Ad aprile, il colpo di scena.

Il colpo di scena

Attenzione alle date: l’11 il curatore scopre che l’appartamento si è allagato causa perdita dalla casa al piano di sopra. I danni ammontano a 12.700 dollari (peraltro coperti da assicurazione). Tra l’11 e il 13 aprile rispunta l’avvocato Gazzola che, curiosamente informato dell’allagamento, ripresenta un’offerta d’acquisto per l’acquisto per conto di una società sua cliente di 205mila dollari inferiore alla precedente, visto i danni (ancorché assicurati). Il 13 aprile, senza sentire il giudice, il curatore accetta e firma un contratto preliminare. E il magistrato due settimane dopo approva, senza nulla opporre. Alla vendita si arriverà soltanto a dicembre. Ma, incredibilmente, a comprare non è la società comunicata al giudice e inserita nel preliminare, bensì un’altra fiduciaria. Chi ci sia dietro, è un mistero. Prezzo finale: 1 milione 330 mila dollari. Pari a 8360 dollari al metro quadro. Contro una media, nello stesso palazzo, di circa 11mila dollari. E gli accertamenti continuano.

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