Cronaca / Como città
Venerdì 30 Settembre 2022
Operaio “fantasma” morì alla centrale idroelettrica: condannati i titolari delle imprese
Palazzo di giustizia Pene da un anno e 4 mesi fino a 2 anni e otto mesi. Risarcimenti da 1,4 milioni alla famiglia della vittima
Precipitato in un dirupo mentre posava delle tubature, Zyber Curri all’improvviso era diventato un operaio fantasma. Un lavoratore che non si capiva a quale titolo, il 12 dicembre del 2018 mentre a casa ad attenderlo c’erano la moglie e quattro figli, lui si trovasse a San Nazzaro Val Cavargna, a lavorare nel cantiere della centrale idroelettrica. A quasi quattro anni di distanza quella morte ha quattro colpevoli. Almeno secondo il giudice delle udienze preliminari di Como, Carlo Cecchetti, che ieri ha condannato con rito abbreviato i titolari delle imprese finiti a giudizio con l’accusa di omicidio colposo.
La pena più alta è stata inflitta a Livio Bellottini, 58 anni di Ponte in Valtellina consulente esterno preposto alla sicurezza sul lavoro della Edilnova srl; due anni di carcere a Carlo Graneroli, 53 anni di Tirano, coordinatore dei lavori; un anno e otto mesi la pena inflitta a Gabriele Andreoli, 41 anni di Teglio, amministratore della Costruzioni Andreoli srl; infine 1 anno e 4 mesi a Maria Teresa Bellottini, 62 anni di Teglio, amministratore unico, della Edilnova. I quattro imputati sono stati anche condannati a un maxi risarcimento danni alla famiglia della vittima (circa 1 milione e 400mila euro) e a un risarcimento simbolico di 6mila euro alla Cgil, ammessa come parte civile dal giudice.
Per la Procura di Como - l’indagine è stata coordinata dal pubblico ministero Maria Vittoria Isella - non è stato semplice riuscire a ricostruire le responsabilità, anche perché dopo l’infortunio sono spuntati pure documenti fasulli che hanno reso l’impresa degli inquirenti ancora più complessa. Comprendere per chi lavorasse lo sfortunato operaio, ha richiesto mesi di accertamenti. Alla fine la magistratura ha puntato il dito contro la società Hera srl, considerato il datore di lavoro “formale” dell’operaio kosovaro. La società avrebbe avuto i lavori in subappalto per la formazione e il rivestimento di un muro in sassi presso il cantiere della centrale idroelettrica.
I datori di lavoro dell’uomo sono risultati essere Maria Teresa e Livio Bellottini della Edilnova srl , società che aveva firmato un regolare contratto di subappalto con una terza società per i lavori alla centrale. Proprio il giro di appalti e subappalti ha costretto gli investigatori a una lunghissima indagine che, quattro anni dopo la tragedia, è sfociata nella sentenza letta ieri pomeriggio.
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