«Operato e rispedito a casa in appena 36 ore. A 91 anni, senza assistenza»

Il caso Invalido rompe tibia e perone, nella dimissioni diventano il femore. La replica del Sant’Anna: «Attivati tutti i servizi necessari. Cure garantite»

«Mio padre, 91 anni, invalido al 100%, era rientrato dalla sala operatoria da appena 12 ore e già mi dicevano: organizzatevi che oggi lo mandiamo a casa. Sono riuscito a farlo tenere fino alla mattina successiva. Quando ho scoperto che nella lettera di dimissioni la frattura a tibia e perone era diventata una frattura al femore». Claudio Allegri non sa se ridere o disperarsi. Ma di una cosa si dice certo: «I protocolli della sanità in Lombardia saranno anche questi, ma quella fretta di mandare tutti a casa dopo un’operazione chirurgica posso capirla su di me, non su un uomo di 91 anni e invalido, a casa senza fisioterapia né attivazione dell’assistenza domiciliare infermieristica.».

Il racconto e la replica

La storia, in sintesi. Il 20 giugno scorso Attilio Allegri, il padre, cade e si rompe tibia e perone. Soccorso da un’ambulanza viene portato al pronto soccorso del Sant’Anna. Qui, anche in conseguenza delle cure farmacologiche, non può essere sottoposto subito a un intervento chirurgico. Che viene fissato per giovedì 6 luglio. «Tutti gentilissimi, sia ben chiaro. Non contesto questo - commenta il figlio- il fatto è che quel giovedì vado in ospedale a trovarlo e lo riportano in stanza dalla sala operatoria alle 19.15. Alle 9.30 del mattino dopo mi chiama e mi dice: “Mi mandano a casa oggi”. Sono balzato sulla sedia. Ho chiamato in reparto e il medico mi ha detto: “Abbiamo chiesto a suo padre se voleva uscire e lui ha detto di sì”. Ma mio papà ha 91 anni, è invalido da oltre 10 anni, ha un catetere fisso. Fatto sta che ho chiesto di trattenerlo almeno fino a sabato, anche per attivare l’ambulanza perché solo così potevo trasportarlo a casa».

Una volta a casa, la seconda sorpresa: «Nella lettera di dimissioni c’era scritto che aveva subito una frattura al femore, anziché a tibia e perone. Anche il mio fisioterapista mi ha chiamato per chiedere quale fosse l’esatta diagnosi. E, in ogni caso, non era stata attivata la fisioterapia, mi hanno detto che non ne aveva diritto, né l’assistenza domiciliare. L’infermiera che segue mio padre da dieci anni è venuta, due giorni dopo, ma perché l’ho chiamata io».

Dopo aver contattato l’ufficio stampa di Asst Lariana, già lunedì Claudio Allegri ha iniziato a ricevere una serie di telefonate: «Innanzitutto hanno scoperto che la fisioterapia potevano fargliela e giovedì (oggi ndr) andrà a Menaggio per iniziare il percorso. Poi mi ha chiamato il medico che ha firmato il foglio di dimissioni scusandosi per l’errore».

Così Asst Lariana, tramite il suo ufficio stampa: «La dimissione è avvenuta con il trasferimento in ambulanza: le istruzioni sono state consegnate al paziente perché non è stato possibile condividerle con i familiari. Nella verifica che lunedì il personale ha effettuato sulle cartelle è emerso l’errore, corretto martedì 11 luglio. Tutta la parte relativa alla terapia, al decorso post operatorio e alla data per la visita di controllo è corretta. Sull’attivazione dell’Adi lunedì il personale di Asst Lariana, su segnalazione del medico di medicina generale, ha riattivato il servizio, tant’è che l’infermiere si è recato a domicilio nella stessa giornata di lunedì. L’attivazione ha riguardato anche la figura del fisioterapista, il cui intervento era legato a pregresse prescrizioni. Come riportato nella lettera di dimissioni, per il 14 luglio è stata fissata la prima medicazione e proprio a garanzia di una presa in carico mirata, la visita sarà eseguita dallo stesso ortopedico che ha effettuato l’intervento. Lo specialista darà indicazioni sul prosieguo della cura e la necessità di altri controlli».

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