Oro e contanti da Milano alla Svizzera. Davanti al giudice gli “spalloni” comaschi

L’inchiesta Ex gioielliere milanese consegnava lamine e lingotti per venderli oltre confine. Sequestrati dalla Guardia di finanza tre chili di metallo prezioso e 24mila euro in contanti

Quando lo hanno fermato la prima volta, addosso aveva una sorta di cartucciera. Ma anziché una fondina da film western con proiettili annessi, aveva mazzette di contanti. È iniziata così l’indagine che, prossimamente, approderà davanti al giudice delle udienze preliminari. Sotto accusa tre pensionati, tutti accusati di aver messo in piedi una serie di viaggi d’oro e contanti da e per la Svizzera. Oro in uscita. Denaro in entrata. L’accusa a loro carico ipotizza una serie di reati quali ricettazione, riciclaggio, commercio abusivo d’oro ed esercizio abusivo dell’attività di compro oro.

Sequestri

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza di Olgiate Comasco, affonda le sue radici al settembre 2020. Quando Guido Caldera, 79 anni di Montano Lucino, viene fermato di ritorno dal valico con la Svizzera con la famosa cartucciera. All’interno sei mazzette di denaro per un valore di 30mila euro. A casa i finanzieri gli hanno trovato monete d’oro, diversi orologi di pregio e alcuni zirconi.

I finanzieri hanno così iniziato a monitorare gli spostamenti dell’uomo. E i suoi contatti. Nell’inchiesta è finito un altro pensionato comasco: Flavio Bianchi, 75 anni di Capiago Intimiano, detto “il rappresentante”. Quest’ultimo un nome già noto ai finanzieri, per essere stato coinvolto - oltre dieci anni fa - in un’altra inchiesta su un giro d’oro dal sud alla Svizzera. Seguendolo, i finanzieri hanno scoperto che un paio di volte la settimana il pensionato saliva a bordo di un treno per raggiungere Milano. Per far cosa? Secondo l’accusa per incontrare un ex gioielliere con negozio di preziosi a due passi dal Duomo, tale Bassano Cella, 77 anni. Motivo degli incontri? Sempre stando all’ipotesi di reato - che ora dovrà passare al vaglio di un giudice - per prendere oro in lamine o lingotti o monete o lamine e trasportarlo in Svizzera. Così da cambiarlo con denaro contante da riportare, successivamente, in Italia.

Una sorta di mercato parallelo d’oro, chiaramente del tutto sconosciuto al fisco, che avrebbe consentito al gioielliere di crearsi riserve in nero.

Chiesto il patteggiamento

Il ruolo di Bianchi sarebbe stato quello dello staffettista. Di fatto, sempre che la ricostruzione degli inquirenti sia confermata dai giudici, anticipava in auto i viaggi di Caldera verso la Svizzera comunicandogli il via libera sulla presenza o meno dei finanzieri. Peccato che, grazie al monitoraggio dei loro viaggi, le fiamme gialle si siano fatte trovare in borghese lungo la strada e il 2 luglio 2021 hanno fermato un carico con 23 lamine d’oro del valore di 40mila euro.

Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati contanti per un centinaia di migliaia di euro, un’ottantina di lamine in oro, 14 lingotti, oltre 150 monete per un controvalore di 50mila euro.

Gli indagati hanno già formalizzato proposta di patteggiamento in Procura, accordo che deve essere ratificato dal giudice.

© RIPRODUZIONE RISERVATA