Patria, la Famiglia Comasca attacca: «Tutto fermo nonostante le promesse»

Il caso Durante un sopralluogo della scorsa estate era stato annunciato l’avvio dell’iter. Ma ad oggi non risultano neppure assegnati i lavori: «Situazione sempre più allarmante»

La Famiglia Comasca torna a strigliare la politica e la Navigazione sul recupero dello storico piroscafo Patria, attraccato alla sede di Tavernola e in attesa di essere oggetto di interventi. Nel novembre dello scorso anno il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva stanziato 4,5 milioni di euro per farlo tornare a navigare dopo che, da luglio 2023, la Provincia (che ne è proprietaria) aveva sottoscritto un contratto per la cessione alla Navigazione Laghi.

Ancora tutto fermo

«Ancora una volta – denunciano il presidente della Famiglia Comasca Daniele Roncoroni e l’ingegner Flaminio Borgonovo, referente dell’associazione per quanto riguarda il piroscafo, di cui segue le disavventure da anni – sul fronte “Patria” tutto tace. Della presentazione del progetto e dell’avvio dei lavori più volte annunciati dalla Navigazione non si sa nulla». Per il mese di settembre era prevista la presentazione del progetto, e per l’autunno era stata annunciata a fine luglio, nel corso di un sopralluogo richiesto da “La Provincia”, la pubblicazione della gara per assegnare i lavori su strutture, arredi, caldaie e impianti, tutte opere che non farà la Navigazione che, invece, aveva ipotizzato la conclusione delle attività di refitting entro gennaio. L’obiettivo è quello di fare tornare a navigare il piroscafo nel 2026, anno del centenario.

Un patrimonio da salvaguardare

«Da notizie ufficiose - dicono i due esponenti della Famiglia Comasca - ci risulta che prima delle vacanze la Navigazione abbia effettuato un tentativo di organizzare le forze interne per il restauro della macchina a vapore, ma alla data di oggi è ancora tutto fermo, il progetto non si vede, l’affidamento dei lavori dello scafo è di là da venire e la data promessa diventa sempre più inverosimile». L’associazione lancia un allarme «sulla situazione ormai preoccupante riguardo alle competenze sul vapore presenti oggi in Navigazione, imprescindibili per una buona riuscita della ristrutturazione e della successiva gestione».

«I nostri piroscafi si sono salvati dalla decimazione del Dopoguerra grazie alle competenze e la grande professionalità di tecnici della Navigazione che tutto conoscevano di queste macchine. Ricordiamo il capo macchinista Gino Quarenghi, in pensione dal 2004, che tanto ha fatto, fuori dall’ufficialità, per rimettere in moto il “Patria” nel 2014 dopo una pessima revisione della sua macchina a vapore da parte dell’Amministrazione provinciale e ricordiamo il capo cantiere Aldo Castelletti, in pensione da quest’anno. Al di là di qualche operatore abilitato alla conduzione di macchina e caldaia c’è oggi in Navigazione un unico tecnico che conosce tutti i segreti e che è in grado di garantire il funzionamento del “Concordia” e la buona ristrutturazione del “Patria”: Mauro Bernasconi, figlio dello storico capitano dei piroscafi Franco Bernasconi. Ora è vicino al pensionamento e non è stato ancora affiancato da giovani figure in grado di recepire le sue preziose competenze, non reperibili sul mercato. La macchina a vapore è obsoleta da almeno ottant’anni e i moderni ingegneri navali non l’hanno mai vista nemmeno sui libri e non ne conoscono le problematiche di funzionamento. Che ne sarà di queste ultime competenze? Si lasceranno sparire per poi reclamare oggettive difficoltà a gestire il vapore?».

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