Per la “mantide” della Brianza sono stati chiesti 15 anni di pena

Il processo Per il pubblico ministero «che non sia morto nessuno in questa storia è stato solo un caso». La donna comasca è accusata di aver drogato otto uomini per poi derubarli. La sentenza attesa a dicembre

La procura di Monza, al termine di una requisitoria condotta ieri mattina dal pubblico ministero Carlo Cinque, ha presentato il conto a Tiziana Morandi. La signora di 47 anni di Como e accusata di una lunga serie di rapine a vittime tra i 27 e gli 84 anni con l’utilizzo – sostiene la pubblica accusa – di benzodiazepine che venivano sciolte nelle bevande per stordirle e privarle in seguito di effetti personali, gioielli e ori.

Il pubblico ministero ha invocato una pena che è stata quantificata in 15 anni, contestando in totale otto rapine, altrettante lesioni e l’utilizzo indebito delle carte di credito. Secondo l’accusa, «che non sia morto nessuno in questa storia è stato solo un caso», motivo per cui le contestazioni si sono limitate (si fa per dire, vista l’entità della pena richiesta) principalmente a quelle di rapina e lesioni. Erano almeno una ventina i capi di imputazione messi nero su bianco dal pm monzese.

La parte civile

A prendere la parola, dopo la pubblica accusa, è stata l’unica parte civile costituita, ovvero il legale che assiste un ventottenne di Trezzo d’Adda che – dopo aver trascorso del tempo con quella che è stata definita la “Mantide della Brianza” – era stato vittima di un incidente stradale di cui non ricordava nulla. La richiesta di risarcimento del danno è stata quantificata in 50 mila euro.

Per ultimo a parlare è stato l’avvocato della difesa, Angelo Leone del foro di Milano, che ha sostenuto come la ricostruzione dell’accusa sia partita da «dichiarazioni contraddittorie dell’imputata» per cui però la difesa aveva chiesto una perizia psichiatrica. Sempre l’avvocato di Tiziana Morandi, cresciuta a Rebbio ma da qualche tempo residente a Roncello, nel Monzese, ha poi invitato i giudici a «valutare attentamente le dichiarazioni delle parti offese», parti «interessate e che presentarono denuncia solo dopo le notizie apprese dai media» portandosi dunque dietro una «versione dei fatti già appresa». L’udienza è stata poi rinviata a dicembre quando dovrebbe arrivare la decisione del Collegio monzese.

Tiziana Morandi, nel corso del processo, aveva provato a sostenere la propria innocenza facendosi esaminare, sostenendo di mantenersi nella vita facendo «oggetti in cera e massaggi, due o tre volte al giorno». Ma aveva anche aggiunto che «alcuni clienti volevano da me qualcosa di più di un massaggio... Mi sono trovata clienti improvvisamente nudi, altri che mi hanno palpeggiata, ma mi sono sempre rifiutata di fare quello che pretendevano. Facevo solo massaggi».

L’avvio delle indagini

Le indagini erano partite dopo che uomo di 83 anni di Roncello, vicino a dove abitava la presunta “Mantide”, era stato trovato in casa svenuto ed era stato portato in ospedale. In corpo aveva delle benzodiazepine che tuttavia non prendeva. L’unica cosa che ricordava la vittima era di aver bevuto una camomilla con una ragazza che si era presentata per raccogliere fondi a scopo benefico. Al risveglio l’uomo non aveva più la catenina e la fede.

Tra le presunte vittime c’era anche un uomo di Mariano Comense, 67 anni, che non si è costituito parte civile. La Morandi aveva sempre respinto le accuse, volendo arrivare fino ad un pubblico dibattimento per poter «guardare in faccia gli accusatori».

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