Pessimo clima per chi aiuta gli stranieri. L’associazione: sputi a donna di colore

Il caso a Como Il racconto della sociologa Chiara Giaccardi, che presiede Eskenosen, in via Prudenziana: «Cane quasi avvelenato e il lancio di un vaso con vernice bianca. A qualcuno diamo fastidio»

Il parroco di Rebbio don Giusto della Valle ha parlato della grande solidarietà dimostrata alla parrocchia per il suo operato da un lato e delle denunce anonime ricevute dall’altro. Ma non è un caso isolato. Anche alla comunità Eskenosen non sono mancati attacchi analoghi. Episodi spiacevoli a cui queste famiglie solidali cercano di rispondere evidenziando ciò che di buono la città riesce a fare.

Un vaso di vernice

«In effetti nel quartiere abbiamo registrato manifestazioni di fastidio – racconta la presidente Chiara Giaccardi - Dispetti spiacevoli, sebbene la presenza di Eskenosen non abbia mai creato problemi o tensioni. Per esempio una brava mamma ghanese, con il marito malato che poi è venuto a mancare, ha ricevuto uno sputo da un vicino. C’è chi chiama i vigili per dare le multe alle auto scambiando poi in fretta di proposito gli avvisi sui parabrezza. Ci hanno tirato in giardino un vaso di vetro pieno di vernice bianca, hanno cercato di avvelenarci il cane. Segnali brutti, in una città che però è anche capace di una grande solidarietà».

Raccolte fondi, vestiti, risposte immediate per emergenze, di recente una generosa mano tesa agli ucraini fuggiti dalla guerra. «C’è una parte di Como che riesce a seguire e a risolvere dei bisogni potenzialmente pericolosi – spiega Giaccardi, che come noto è docente di sociologia alla Cattolica -, bombe che proprio don Giusto disinnesca, storie difficili che se non vengono abbandonate possono trasformarsi in una risorsa importante per la comunità».

Il parroco di Rebbio aveva denunciato «attacchi anonimi» avanzati da «figli delle tenebre che non hanno il coraggio di farsi vivi per un faccia a faccia». Il tutto si presuppone partire dal grande impegno nell’accoglienza, dall’aprire le porte e ai bisognosi, agli stranieri, a tanti lavoratori anche italiani che non riescono a trovare appartamenti in affitto.

«Noi in via Prudenziana aiutiamo famiglie straniere, migranti – dice Giaccardi – in nuclei autonomi che però condividono spazi e servizi. Nonostante diversità culturali e religiose camminiamo insieme, il patto valido per tutti è creare un clima sereno. Sosteniamo così questa gente, per prendere la patente, imparare la lingua e dopo un determinato periodo di tempo a trovare da soli la propria strada. Del resto in questa zona pagare un affitto sarebbe complicato anche per noi. In generale in questa città gli appartamenti disponibili sono pochissimi e quei pochi hanno prezzi inaccessibili per chi ha stipendi normali, sotto ai 2mila euro al mese. Gli stranieri sono ancora più svantaggiati, più difficilmente trovano una sistemazione, la precedenza va ai turisti».

Un diritto negato

«L’emergenza abitativa rilanciata dalle recenti parole del vescovo è molto grave. Così stiamo perdendo nuove giovane famiglie, linfa vitale. Prima accoglienza a parte, diocesi e parrocchie attraverso più tentativi e modi propongono soluzioni sostenibili per questa fascia della popolazione. Servirebbe un censimento immobiliare per dare ad equo canone una casa a lavoratori non solo stranieri. Perché la casa è un diritto, ma questo diritto resta negato a troppe persone, colpa di un mercato drogato dal boom turistico».

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