Cronaca / Como città
Sabato 08 Febbraio 2020
Piante a rischio in città
Timori anche a Villa Olmo
Como, danni per il vento forte? Ecco come chiedere il rimborso
In Comune è caduto il cedro, ma adesso bisogna stare attenti anche ai due olmi simbolo di villa Olmo. Angelo Vavassori è uno dei più noti agronomi comaschi, di recente ha diretto i lavori per il restauro del parco della famosa villa affacciata sul lago. E sugli alberi di Villa Olmo dice: vanno potati, se no sono a rischio.
Ma prima di affrontare la questione olmi, l’agronomo torna sull’albero sradicato in Comune: «Il cedro monumentale già una decina di anni fa era attaccato alle radici da un patogeno fungino. Era un fatto noto e più volte comunicato quando ancora facevo parte della commissione paesaggio. Tutti i grandi alberi comunque hanno bisogno di controlli e manutenzioni e non di giudizi sommari. Io lavoro per dei Comuni che contano 20mila se non 30mila piante il cui rischio è da valutare singolarmente. Bisognerebbe periziarle tutte. Ogni amministrazione deve gestire le alberature con un programma vasto e insieme puntale».
Il cedro crollato mercoledì era alto 24 metri, il fusto aveva un diametro di 107 centimetri e il raggio della chioma misurava 6 metri. I controlli avevano evidenziato una malattia inarrestabile, ma avevano anche indicato delle terapie che il Comune sostiene di avere effettuato. Senza queste cure si suggeriva di abbattere l’albero secolare. Altre piante famose a rischio in città? «Gli alberi di Villa Olmo - dice Vavassori - i due famosi olmi vanno potati e ridimensionati. Quando crescono le foglie il rischio aumenta, la possibilità che si verifichino delle rotture dei rami principali è alta. Il pericolo non è immediato, ma i volumi delle piante vanno ricondotti e ridimensionati. Perché fanno una sorta di effetto vela che con il vento può spingere verso la rottura. E infatti quello più a sud è ancorato, ha dei tiranti come già succede ad altre piante del parco. È un segnale di sicurezza e manutenzione. Manutenzione che però non deve mai venire meno. Per il momento gli olmi reggono, ma all’espandersi delle chiome sarà necessario intervenire».
Altri tecnici esperti di piante segnalano la presenza di decine di alberi che lungo le grandi arterie sono a rischio caduta in mancanza di manutenzioni. L’interesse però nei più dei casi è dei privati proprietari. «Oltre a una certa grandezza gli alberi vanno tutti studiati - spiega l’agronomo - senza una accorta valutazione del rischio non si può affermare niente di concreto. Bisogna programmare con una lunga visione e affidare le certificazioni con criterio. I singoli esperti, anche i tecnici terzi esterni chiamati dalle amministrazioni, devono fare controlli precisi. Spesso però accade che dei colleghi da soli valutino centinaia di alberi quando una perizia ben fatta richiede tempo e responsabilità».
Richiesta di rimborso
Il Comune di Como sta provvedendo al censimento dei danni causati dal forte vento di mercoledì scorso. Tutti i cittadini proprietari di immobili rimasti danneggiati possono far pervenire una dichiarazione dei danni subiti «entro le 19 di lunedì 10 febbraio». La dichiarazione non darà, ovviamente, diritto a un rimborso automatico, ma servirà per consentire alla Regine di valutare la dichiarazione di stato di calamità.
I casi ammissibili: «Unità immobiliari di cui risulti gravemente compromessa la stabilità strutturale e funzionale. Saranno censite le spese finalizzate al ripristino di: tetto/copertura; murature; solai/sottofondi/pavimentazioni; scale; fondazioni; impianti tecnologici; infissi».
Se si rientra in queste casistiche bisogna inviare una posta elettronica certificata con dichiarazione del danno a [email protected] .
I casi non ammissibili: «Beni mobili anche se registrati di importo inferiore a 5mila euro (franchigia); opere di recinzione e difesa alle pertinenze (es. box, cantina, garage, ecc.) che non risultino strutturalmente connesse all’unità immobiliare; immobili o porzioni di immobili realizzati in difformità alle disposizioni urbanistiche ed edilizie; unità immobiliari adibite ad abitazione principale non censite al nuovo catasto edilizio urbano».
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