«Più dialogo per rilanciare Como»

Il dibattito Gianluca Brenna, presidente di Confindustria Como, sottolinea la necessità di azioni condivise: «Possiamo farcela, ci sono tutti i presupposti per trasformare le idee in progetti. A partire dal Campus Its»

«Io sono ottimista, penso che ci siano tutti gli elementi per poter trasformare le idee in progetti condivisi e ambiziosi che possano rigenerare il territorio. Che cosa possiamo fare per raggiungere questo obiettivo?

Immaginare una progettualità con questo respiro in cui fondamentale sarà il dialogo tra tutti gli attori coinvolti, stakeholder e istituzioni». Gianluca Brenna, presidente di Confindustria Como, ha una visione ottimistica di quello che può essere il futuro di una città che Paolo De Santis aveva definito nei giorni scorsi come «silente e incapace di attrarre giovani talenti».

Cantiere aperto

Brenna sottolinea ciò che già si sta facendo verso un rilancio dell’attrattività e quelle che possono essere le mosse future, in un’ottica di collaborazione. «Noi come Confindustria Como insieme ai colleghi di Lecco e Sondrio abbiamo commissionato ad Ambrosetti uno studio strategico territoriale – spiega Brenna - che ha un’ambizione: mettere insieme un palinsesto che possa diventare la guida per il futuro sviluppo della città. Su come e perché la città sia arrivata a essere quello che è non mi dilungherei, sottolineo invece la progettualità che possiamo mettere in campo insieme. Esiste un problema di attrattività del territorio sul quale stiamo lavorando ed è proprio uno degli elementi del piano strategico, che abbiamo l’ambizione sia condiviso da tutti gli stakeholder e dalle istituzioni. La città è arrivata a questo punto e ne prendiamo atto, ma mi concentrerei sul futuro. Politecnico opportunità persa? Sì e a suo tempo ci eravamo fatti sentire, ma è accaduto dieci anni fa. C’è il Politecnico a Lecco che non è a 500 chilometri di distanza, cerchiamo di fare sinergia con quello che c’è sul territorio». E aggiunge: «Sul tema del capitale umano abbiamo un progetto emblematico condiviso con l’Amministrazione Provinciale e le altre associazioni del territorio: un Campus Its a Villa Porro Lambertenghi, a dimostrazione del fatto che non siamo fermi e c’è progettualità. L’opportunità che abbiamo è quella di costruire il futuro della città insieme alle istituzioni del territorio, attraendo giovani che non siano solo comaschi, ma anche nati da altre parti e che vedano in Como la possibilità di realizzarsi e crescere professionalmente. Dobbiamo dare questa possibilità formandoli e il Campus Its va in questa direzione; inoltre abbiamo un’importante università sul territorio, l’Insubria, con la quale sicuramente va rafforzata sempre di più la collaborazione: insomma – usa una metafora il Presidente Brenna - abbiamo gli ingredienti, dobbiamo riuscire ad impiattare, altrimenti sarebbe una situazione più critica».

Il confine

La mancanza di giovani si fa sentire ma, evidenzia, si tratta di una situazione comune in tutta Italia e la posizione geografica di Como non aiuta. «Noi viviamo questa problematica in una maniera particolarmente acuta perché confiniamo con il territorio svizzero, attrattivo dal punto di vista economico. Ora andare a lavorare facendo il frontaliere è spesso una vita di sacrifici, ma l’aspetto economico prevale. Dall’altra parte c’è l’attrattività di Milano, di respiro europeo. A maggior ragione è fondamentale mettere insieme le forze. De Santis ha promosso la nascita di Como Next, si guardino i frutti di un’iniziativa pensata per stimolare l’innovazione con una visione strategica e il risultato che oggi possiamo vedere parla chiaro. C’è bisogno di trovare una progettualità che abbia la medesima forza e ricaduta sul territorio». E conclude: «Overtourism? Como è una delle mete più ambite a livello nazionale e non solo, ritengo che sia una fortuna che dobbiamo essere capaci di valorizzare e non di subire e su questo aspetto c’è molto lavoro da fare. Le cose, per fortuna, possono prendere traiettorie nuove e diverse, e sicuramente bisogna ribellarsi all’idea di una “decrescita felice”: ci deve essere una crescita di tutti. Penso sia lo stesso pensiero di De Santis, la necessità di avere una progettualità condivisa e ambiziosa».

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