La delega all’urbanistica a Rapinese suscita polemica tra le opposizioni: «Fa l’immobiliarista, scelta inopportuna»

Palazzo Cernezzi Dal Pd a FdI alla Lega, tutti contro Rapinese. Gaddi (FI): «Lui avrebbe fatto magliette, cortei e lumini». Spallino: «Nei ruoli pubblici si dovrebbe avere stile»

La decisione del sindaco Alessandro Rapinese, nel corso del rimpasto di giunta, di togliere la delega all’Urbanistica ad Enrico Colombo per occuparsene personalmente ha sollevato una polemica molto pesante tra le opposizioni, che vanno dal centrodestra al centro sinistra. Tutti, con modi e toni diversi, parlano di decisione «inopportuna» in quanto Rapinese ha sempre fatto l’immobiliarista. Dal punto di vista normativo, va specificato, non ci sono incompatibilità o prescrizioni, ma ciò non toglie che si tratti del tema più discusso in queste ore dalla politica cittadina.

I commenti

«L’Urbanistica - dice la capogruppo del Pd Patrizia Lissi - è una delega molto importante e, se è vero che non c’è incompatibilità, il fatto che a detenerla sia il sindaco di professione agente immobiliare lascia un grosso punto di domanda. Parliamo di una situazione di inopportunità». E prosegue, dicendo anche a nome dei colleghi dem: «Questo rimpasto è l’ennesima dimostrazione di protagonismo. Fa specie il modo in cui le deleghe siano state date e tolte, quasi come una punizione a chi non segue i suoi dettami e un premio, invece, ai fedelissimi, ma ancor più come, ancora una volta, sia riuscito ad attribuirsi nuove importanti competenze».

Vittorio Nessi, capogruppo di Svolta Civica come «prima delle elezioni Rapinese aveva promesso che avrebbe chiuso la partita Iva (lo aveva fatto in un video alcuni anni fa, ndr), quindi il problema di un possibile conflitto di interesse l’ha posto lui per primo. A ciò si aggiunge il fatto, politicamente grave, di avere avocato a sé una delega così importante, sfilandola a Colombo senza spiegare i motivi».

Ieri sulla questione è intervenuto anche il già assessore all’Urbanistica durante il mandato Lucini, l’avvocato Lorenzo Spallino: «Ovviamente - le sue parole - non è un appunto all’attuale sindaco, che avendo passato molti anni in consiglio immagino conosca la delicatezza della materia. È più un segnale di un calo di attenzione verso un certo stile che il ruolo nelle pubbliche amministrazioni dovrebbe suggerire. Mettiamola così: qualcuno di meno attento potrebbe pensare che sia tutto normale, con gli ovvii rischi connessi. Ovviamente non lo è. Io rimisi tutti i mandati che potevano avere un qualche collegamento con questa città. Altrettanto non posso chiedere che si faccia. Però stupirebbe se la cosa passasse inosservata. Diciamo così». Poi Spallino ricorda un aneddoto di suo padre Antonio, che fu sindaco di Como dagli anni Settanta fino al 1985. «In un convegno - racconta - mio padre disse: “L’urbanistica è quella materia dove con un tratto di penna si creano o si distruggono ricchezze. L’importante è che la mano sia ferma”».

Dal canto suo Stefano Molinari, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia dice: «È una questione di opportunità e, a nostro avviso, il non prendere quella delega era auspicabile. Un’operazione, quella del rimpasto, che dimostra come nella sua battaglia che ha sempre fatto contro i partiti, non ci sembra stia agendo in modo diverso. A parti invertite lui l’avrebbe fatto notare e duramente». Critica anche la Lega, sia a livello cittadino che provinciale. Il capogruppo di FdI in consiglio Lorenzo Cantaluppi aggiunge: «Una situazione “tirata”, non c’era nessun altro che poteva farsi carico di una delega così delicata? Speriamo che si lavorerà al meglio per la città».

«È una scelta che ci sembra quantomeno inopportuna - commentano il capogruppo Elena Negretti e il segretario provinciale Laura Santin - e ci viene spontaneo immaginare cosa avrebbe detto lo stesso sindaco se questa decisione fosse stata presa da un amministratore iscritto ad un qualsivoglia partito. Ma ci stiamo forse abituando a vedere contraddette alcune posizioni storiche di Rapinese.In ogni caso la Lega continuerà ad ascoltare i cittadini assicurandosi sempre che le importanti decisioni che riguardano in questo caso particolare l’urbanistica e la mobilità siano sempre prese per il bene della città e dei cittadini, con confronti positivi anche con le minoranze e con una condivisione che, ahinoi, è finora decisamente mancata». Usa il sarcasmo il coordinatore provinciale di Forza Italia, il consigliere regionale Sergio Gaddi: «È sempre una questione di coerenza. Se un qualsiasi altro sindaco immobiliarista si fosse tenuto la delega all’urbanistica il Rapinese d’opposizione avrebbe ringhiato, fatto magliette, cortei, lumini e luminarie. Invece per il Rapinese diventato sindaco la cosa è buona e giusta. Peggio della peggior partitocrazia».

«Politicamente sbagliato»

Secondo Alessandro Falanga, capogruppo di Noi con l’Italia, «la scelta è politicamente non opportuna, ma per Rapinese tutto ciò che non era opportuno o illegittimo quando era all’opposizione, adesso che è sindaco tutto gli è permesso». L’ex candidato sindaco del centrodestra (ora in consiglio nel gruppo misto) Giordano Molteni, che è stato in passato primo cittadino a Lipomo, dice che «per occuparsi di urbanistica del nostro territorio, non per forza bisogna essere professionisti del settore (per questo ci sono i tecnici incaricati). Bisogna però essere lungimiranti, avere la visione della città, intuito su dove si vuol portarla nel futuro». E ancora: «Non esiste nessuna norma che impedisca al sindaco di avere la delega all’urbanistica, ma è una questione, se mi è permesso evidenziarlo, morale. Termine ai giorni nostri forse per molti superato, ma ancora attuale quando il politico che si occupa di urbanistica fa come professione l’immobiliarista».

© RIPRODUZIONE RISERVATA