Positivo all’etilometro, patente sospesa: «Ma non stava guidando, era a piedi»

La storia Sottoposto al test in viale Innocenzo all’esterno di un ristorante, immediato il ricorso - Il giudice dispone la restituzione del documento, mentre su Instagram il caso diventa virale

Un automobilista comasco di 40 anni è stato multato dalla polizia locale (con sospensione della patente) perché, test alla mano, aveva bevuto oltre il consentito. Peccato che, a sentire lui - e stante il ricorso presentato ai giudici di pace -, il test dell’etilometro gli sia stato somministrato mentre camminava per strada e non mentre si trovava al volante.

Della vicenda si discuterà giovedì davanti al giudice di pace il quale, peraltro, letto il ricorso contro prefettura e Comune, ha già disposto la sospensione del provvedimento e la restituzione della patente di guida (non senza qualche difficoltà, come vedremo).

Il caso, nel frattempo, ha già avuto un’eco notevolissima, legata al fatto che ad occuparsene – assieme al collega Gianmaria Fusetti – sia stato l’avvocato milanese Ivano Chiesa, noto fin dall’epoca di Mani Pulite per una certa tendenza a “parlar chiaro” e per l’avere difeso, in tempi più recenti, Fabrizio Corona. Chiesa è anche una star di Instagram; sul suo profilo (@avvchiesareal) posta con regolarità brevi video per raccontare il pianeta giustizia ma non solo (ieri, per esempio, ne ha dedicato uno alla morte del dissidente russo Navalny). Bene: il video dedicato alla sanzione comasca ha avuto circa 470mila visualizzazioni nel giro di poche ore, segno di quanto il tema riscuota sempre un enorme interesse.

Per tornare alla storia: «Il mio cliente usciva da un ristorante con un amico – è la versione di Chiesa -. La sua auto era posteggiata all’incrocio tra viale Innocenzo e via Benzi. I vigili la stavano multando per divieto. Quando il mio cliente e il suo amico si sono avvicinati, gli agenti hanno sottoposto entrambi al test. Si badi bene: l’auto era ferma, in sosta, a motore spento. Il ricorso è inevitabile, anche perché la giurisprudenza, sul punto, è chiara: la denuncia è per “guida in stato di ebbrezza”, dal che deriva che per essere denunciato uno debba, appunto, guidare. Mica passeggiare».

Comunque: letto il ricorso, e dopo avere fissato l’udienza di discussione il 22 febbraio, il giudice di pace (Elisabetta Reitano) accorda la sospensiva del provvedimento, decisione che avrebbe dovuto anche coincidere con l’immediata restituzione della patente. E invece no: «In prefettura – ricostruisce ancora l’avvocato – si rifiutano di restituircela, pretendendo che il mio cliente si presenti con un certificato medico che attesti la sua attitudine alla guida. Non basta minacciare una denuncia per omissione di atti d’ufficio: dicono che questa è la loro prassi, a meno che, in alternativa, il mio assistito ritorni dal giudice e gli chieda di integrare il provvedimento di sospensione con una ulteriore dichiarazione che disponga la restituzione immediata del documento». Il giudice, gentilmente, esegue e la patente torna in mano al suo titolare.

«Lo scriva – conclude Chiesa – L’arroganza del potere agli avvocati come me fa venire l’orticaria. Non finisce qui, chiaramente, perché guai a chinare la testa. Siamo o dovremmo essere cittadini di un paese civile, non sudditi. Il test dell’etilometro non me lo fai mentre cammino per strada. Non siamo in Russia».

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