Cronaca / Como città
Giovedì 06 Gennaio 2022
Positivo un test su 4
Si faranno i tamponi
anche al San Martino
Como: sono saltati completamente i tracciamenti .Ora si corre ai ripari con un nuovo punto di accesso. In sette giorni quasi 12mila comaschi contagiati
I tracciamenti e le quarantene sono allo sbaraglio, nel mentre a Como dei 56mila processati in una settimana è positivo un tampone su quattro, senza contare i tanti test fai da te. Ats corre ai ripari e promette di riaprire il punto tamponi di via Castelnuovo.
La variante Omicron dilaga, negli ultimi sette giorni sono 11.752 le infezioni certificate nel comasco, il 24,7% dei 56.910 tamponi analizzati, un record mai sfiorato prima. Il tutto al netto delle centinaia di test fatti in autonomia dai cittadini e che però non hanno alcun valore e non sono contati dal sistema di tracciamento delle autorità sanitarie. Praticamente quasi tutti i comaschi hanno un contatto tra amici e parenti. La macchina per contenere il virus è ormai in crisi. I link per la fine degli isolamenti non funzionano, i call center sommersi dalle chiamate sono fuori uso, la piattaforma per le scuole non risponde. Le famiglie non sanno se lunedì i figli torneranno in classe e le scuole non riescono a programmare orari e lezioni. Sono decine e decine le segnalazioni dei cittadini che si lamentano per gli adempimenti persi e le comunicazioni mai ricevute, per le ricette mai arrivate, per i Green pass bloccati nonostante la riacquistata negatività e soprattutto per l’impossibilità di fare test e controlli. I medici di base si uniscono al coro.
Attese altissime
I primi appuntamenti utili per fare un tampone a Como e provincia vanno a dieci, quindici giorni, ben oltre il termine dell’isolamento. Fuori dalle farmacie c’è sempre la coda, come pure c’è la fila di auto in via Napoleona; Synlab e gli altri privati non hanno disponibilità a breve. Non a caso l’Ats Insubria fa sapere che a breve, ma non si sa quando («il più presto possibile», chiosano da Ats), riapre il punto tamponi in via Castelnuovo al San Martino, proprio dove erano stati allestiti i tendoni durante la seconda ondata.
Già in autunno però con il Green pass necessario per andare al lavoro la richiesta di tamponi era esplosa, le farmacie da sole non reggevano più all’onda d’urto. Non era impossibile insomma prevedere che l’aumento delle positività e purtroppo anche dei casi sintomatici avrebbe portato, per l’ennesima volta, la macchina al collasso. Si aggiunga che i cittadini sono disorientati e confusi dai continui cambi delle normative a cui faticano a tenere testa perfino gli addetti ai lavori.
La curva pandemica
A Como l’andamento della curva a gennaio ha un aumento esponenziale, l’indice che rileva la trasmissione del virus e dei pazienti malati è simile a quanto rilevato nell’ottobre del 2020. La Lombardia, appena entrata in zona gialla, intravede già la zona arancione e in generale il Nord Italia la zona rossa.
Certo oggi i ricoveri sono inferiori, nelle terapie intensive l’80% dei pazienti non è vaccinato. Ma gli ospedali sono ancora sotto pressione. Anche i decessi, contenuti nella quarta ondata grazie ai vaccini, stanno crescendo. Nel panorama provinciale, Fino, Lomazzo e l’Olgiatese sono le zone più colpite, meno l’Erbese e il lago. Calano i contagi nell’infanzia con le scuole chiuse e le prime immunizzazioni, aumentano però tra i lavoratori e nella terza età.
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