Prefetto e questore agli studenti comaschi: «La legalità siete voi»

L’incontro Il Cpl di Como richiama 500 ragazzi al Gallio. «Isolate i bulli. La prevaricazione è tipica delle mafie». Libera: «Costruiamo gli anticorpi. Iniziamo dalle scuole»

«Se rispettiamo le norme facciamo legalità, certo, ma non basta. La vera legalità la si fa se il nostro comportamento non lede gli altri anche quando non è previsto dalla legge come reato». È il richiamo che il prefetto di Como, Corrado Conforto Galli, ha voluto fare ieri mattina ai 450 studenti e ai cinquanta docenti presenti al Gallio per la mattinata su “Legalità e comunità monitorante” organizzata dall’Istituto Comprensivo di Valmorea come scuola capofila del Centro di Promozione della Legalità.

Nell’aula magna i ragazzi del Setificio Carcano e poi delle medie di Binago, Valmorea, Cadorago, Villa Guardia, Albate, Como Lago, Rebbio e Lora Lipomo. Sul palco, oltre al prefetto, il questore Marco Calì, la referente dei progetti didattici dell’istituto di storia contemporanea Pier Amato Perretta, Patrizia Digiuseppe, e per l’associazione Libera Elisa Orlando.

«Viviamo in una società, se non egoista, sicuramente individualista - ha detto ai ragazzi il prefetto - Ma questo è un atteggiamento che favorisce l’inserimento della criminalità nel tessuto sociale. La criminalità prende spazio in una comunità non coesa». Senza puntare a concetti giuridici complessi, Corrado Conforto Galli ha voluto anche fornire ai ragazzi indicazioni pratiche su come applicare il valore della legalità nel loro quotidiano: «Isolate il violento. Isolate il bullo. Perché la prevaricazione è tipica dell’agire del criminale».

Il questore, Marco Calì, ha esordito invece sottolineando come «siete voi ragazzi il vettore del futuro, siete voi la legalità. Voi siete gli adulti di domani che potranno dire: abbiamo sconfitto le mafie». Un richiamo alla responsabilità che passa da due qualità essenziali: «Altruismo e cultura». Soprattutto su quest’ultima si è incentrata l’attenzione del questore di Como: «La cultura è la base non solo di una crescita sana, ma è lo strumento per impedire la diffusione della mentalità mafiosa». Siamo in un fase nella quale «le mafie sono in evoluzione, per sopravvivere stanno cambiando. Spetta a voi, ragazzi, fermare questa evoluzione».

Il richiamo alla cultura, inevitabilmente, ha chiamato in causa la professoressa Digiuseppe, che ha voluto ricordare agli studenti «l’importanza di porsi sempre le domande giuste». E nel farlo ha citato le parole di Rita Atria, figlia e sorella di due boss mafiosi uccisi entrambi in una faida interna a Cosa Nostra e finita sotto l’ala protettrice del giudice Paolo Borsellino, dopo il pentimento della cognata: «L’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà - la citazione letta dalla professoressa, riferita alle parole scritte da Rita Atria dopo l’attentato al giudice palermitano - Solo dopo aver sconfitto la mafia dentro di te potrai vincere la mafia attorno». Un esempio, ha detto Patrizia Digiuseppe: «In quel momento difficilissimo Rita Atria, che ha soli 17 anni, inizia a farse le domande giuste». E «sapersi porre le domande giuste ci porta al concetto di libertà, libertà dalla sopraffazione e dalla illegalità». Infine Elisa Orlando, di Libera, ha sottolineato ai ragazzi che «di legalità non dobbiamo solo parlare, ma la legalità la dobbiamo fare». Ha fornito alcuni suggerimenti di come ognuno può essere parte attiva per «costruire antidoti e anticorpi. Una resistenza collettiva a ogni ingerenza sulla cosa pubblica».

E di legalità si è anche cantato con le canzoni dei Settegrani, gruppo musicale comasco che canta il valore della lotta alla mafia e della Resistenza. Ma anche dell’utopia e del sogno. Tutti concetti capaci di alimentare quella parola che è l’antidoto contro la criminalità organizzata.

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