Primo medico di base all’ex Sant’Anna. Stop ambulatori singoli? «Siamo pochi...»

Sanità Aveva lo studio in via Fontana, va in pensione. La sostituta sarà nella “Casa di comunità”: «Forse è ragionevole cambiare. Ma così il paziente troverebbe ogni volta un dottore diverso»

Il primo medico di famiglia entra nella “Casa di comunità” all’ex Sant’Anna, in via Napoleona.

Dopo più di trent’anni di visite nello studio di via Fontana va in pensione la dottoressa Chiara Ambroggio, al suo posto dal 1° ottobre la sostituta riceverà i pazienti all’interno della casa di comunità dell’Asst Lariana. Una struttura inaugurata nel marzo del 2022 per riunire i medici di base che però fino ad ora hanno preferito restare nei loro ambulatori.

Vista la carenza di nuove leve, per fare fronte ai tanti pensionamenti, è questo il destino dei medici di famiglia? «La sensazione è questa – commenta la dottoressa Ambroggio – la mancanza di turnover era immaginabile già all’inizio della mia carriera, una volta superata la generazione dei sessantenni visto l’invecchiamento della popolazione. Però in trent’anni è mancata una programmazione, si è scelto di mantenere il numero chiuso ai corsi di laurea e così facendo oggi la medicina di base si è davvero indebolita. In città diversi miei colleghi stanno per andare come me in pensione. A me dispiace molto, sono rammaricata per i miei pazienti. Vorrei impegnarmi ancora, fare di più, ma alla mia età tenere testa a più di 1.700 pazienti è faticoso. Non bastasse la burocrazia non aiuta».

Lo scenario

Per il momento comunque sindacati e ordini dei medici, almeno a Como, non hanno voluto creare nelle case di comunità degli ambulatori condivisi unendo le forze. Blanca Elizabeth Ibanez, la sostituta della dottoressa Ambroggio, riceve solo in via provvisoria in attesa di un titolare. «Abbiamo sempre lavorato da liberi professionisti, senza ferie e pensione, pagando noi i dipendenti – dice Ambroggio – a questo punto forse è ragionevole che i medici di famiglia diventino dipendenti delle aziende sanitarie. Le cose per come le abbiamo conosciute però cambierebbero radicalmente. Non ci sarebbe più il dottore, il mio dottore, ma un dottore. A turno dentro alle case di comunità troveremo colleghi diversi, come succede con gli specialisti. Mentre il nostro mestiere è sempre stato quello di fare il medico di famiglia, dunque conoscere da vicino i pazienti, costruire un rapporto di fiducia».

Un legame sempre più raro, nel Comasco manca un medico su tre rispetto al corretto rapporto con la popolazione da assistere, in tutto il quartiere di Rebbio l’unico medico di famiglia rimasto medita di trasferirsi altrove dal prossimo mese.

Fiducia nei giovani

«Non vorrei essere però negativa, ho molta fiducia nei giovani – racconta ancora la dottoressa – Sono sicura che le nuove generazioni di medici saranno più preparate e pronte a rispondere ai bisogni dei pazienti. Anche in città hanno preso servizio negli ultimi mesi alcuni bravissimi giovani colleghi che fanno ben sperare». Per recarsi all’ambulatorio della dottoressa Ibanez si entra da via Napoleona e si accede allo studio accanto alla guardia medica. Gli assistiti della dottoressa pronta ad andare in pensione possono rivolgersi direttamente, senza effettuare una nuova scelta, al 371.5569696 il lunedì, giovedì e venerdì dalle 11.45 alle 12.45, il martedì e mercoledì dalle 14.45 alle 15.45.

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