Processo ai truffatori, il via dopo 7 anni: un comasco ci ha rimesso 81mila euro

Il caso Suggerivano investimenti mirabolanti, ma dopo pochi mesi i soldi non arrivavano più. La vicenda risale al 2017 e la prescrizione ormai è dietro l’angolo. Resta aperto il fronte civile

Erano in quattro. Promettevano investimenti mirabolanti, da 2.800 euro di rimborsi al mese per un anno, a patto però di sottoscrivere versamenti – tramite bonifici – da 100mila euro complessivi che, al termine del periodo contrattualizzato, sarebbero stati interamente restituiti. Un affarone insomma, all’apparenza, frutto della bravura di un promotore finanziario dei miracoli, ex direttore di una filiale di banca, una sorta di Re Mida delle transazioni e degli investimenti.

Ed in effetti, per i primi mesi, i 2.800 euro promessi arrivavano davvero, rendendo ancora più credibile il tutto ed entusiasmando gli investitori. Tuttavia, dopo i primi versamenti, il flusso in entrata si interrompeva per non riprendere più. In questa rete della truffa, portata allo scoperto dalla Guardia di finanza di Torino e dalla Procura piemontese, è finito anche un comasco di 56 anni, che dopo aver versato i 100mila euro ha visto rientrarne 19mila che tali sono rimasti. Degli altri 81mila euro nessuna traccia.

Le indagini

Il nostro concittadino è uno dei truffati del processo che si aprirà a Como il prossimo 18 settembre con quattro nomi finiti sul registro degli indagati. Nei guai ci sono i piemontesi Mario Pardini (55 anni), Marilena Panebianco (54 anni), Mario Giulio Servi (75 anni) e Pierantonio Candellero (72 anni). Un fascicolo travagliato, che conta su altre due vittime del raggiro (con buchi non coperti di 85 mila euro e di 93 mila euro) e che si svolgerà su Como perché fu proprio il comasco il primo raggirato e perché nella nostra città ha sede la banca con il conto corrente di uno degli indagati sul quale confluivano i soldi degli investimenti.

I fatti risalgono addirittura al 2017, in un periodo compreso tra febbraio e ottobre, ma solo nel 2021 la segnalazione dal Piemonte arrivò sul tavolo della procura di Como. Da allora, nel luglio dello stesso anno, con la chiusura delle indagini preliminari, iniziò la ricerca di due dei sospettati che sono poi stati dichiarati irreperibili, ovvero Pardini e Panebianco. Il processo è stato infine fissato per il prossimo mese di settembre quando, ora che si entrerà nel vivo, si sarà già a rischio prescrizione per il penale, mentre rimane sempre aperta la strada del giudizio civile.

Il sistema

Secondo quanto è stato ricostruito negli anni dalla Guardia di finanza di Torino, era la donna la prima a prendere contatti con quelle che erano le vittime individuate, cittadini che avevano manifestato intenzioni di importanti investimenti. I contatti venivano poi passati agli uomini del gruppo, tra cui uno fingeva di essere un grande esperto di investimenti, ex dipendente di banca. Le vittime dovevano consegnare 100mila euro, che poi avrebbero dovuto essere restituiti al termine dell’anno di investimento in cui ogni mese avrebbero percepito 2.800 euro. Cosa che, come detto, effettivamente per i primi mesi veniva anche fatta, salvo poi interrompere il flusso in entrata per gli investitori che poco per volta finivano con il rendersi conto di essere vittime di un raggiro.

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