Quadri del Sant’Anna chiusi nei magazzini: «Dobbiamo salvarli»

Il caso Duecento opere donate nel tempo all’ospedale sono tra Muggiò (locale non più adatto) e il monoblocco. Gli esperti: «Collezione preziosa, ha valenza storica»

Como

La “quadreria” del Sant’Anna? Circa duecento opere sono chiuse in due diversi magazzini: uno all’ex ospedale di via Napoleona e l’altro al Seminario di Muggiò. Ormai da mesi il Seminario ha fatto sapere all’Asst Lariana che 135 tele di proprietà del Sant’Anna, conservate all’interno degli spazi del Centro Rusca, devono trovare un’altra sistemazione. Secondo i Vigili del fuoco i locali sigillati e climatizzati a pian terreno non sono più utilizzabili, le opere dovevano essere trasferite entro il 31 dicembre scorso. Ma una nuova collocazione non è stata trovata, serve un luogo sicuro e con le giuste condizioni ambientali necessarie alla conservazione dei materiali.

Il resto della quadreria dell’ospedale (salvo una decina di quadri esposti al nuovo Sant’Anna) è conservata al settimo piano del monoblocco, in via Napoleona. Si tratta di una cinquantina di dipinti, oltre ad alcune sculture, all’interno di stanze anche in questo caso inaccessibili.

L’ultima volta che i comaschi hanno potuto ammirare una parte di questo tesoro era il lontano 2010. La mostra, allestita in Pinacoteca, era stata sostenuta dalla Famiglia Comasca e dalla Fondazione Comasca, dopo un lavoro di restauro compiuto dall’Accademia di Belle Arti Aldo Galli, in particolare dalla professoressa Federica Colombani. I quadri, prima depositati a Palazzo Negretti, in via Vittorio Emanuele, erano stati sistemati e in seguito conservati appunto in maggioranza al Centro Rusca.

Patrimonio dei comaschi

Tutti questi beni fanno parte di un fondo, sono donazioni fatte dai comaschi nel corso dei secoli all’ospedale, tra il Quattrocento e i primi anni Duemila. Ci sono tanti ritratti di personaggi famosi della città, di famiglie facoltose. Si vedono i panorami dei nostri quartieri, le nostre ville, il lago.

«Sì, ricordo il lavoro di restauro – racconta Clemente Tajana, a lungo direttore dell’Accademia – Era necessario perché nonostante gli impianti di climatizzazione nel tempo le tele hanno bisogno di manutenzione. La collezione del Sant’Anna è preziosa, ha un grande valore non solo economico. Intanto ci sono lavori di Collina, Rossi, Schiavi, Tallone. Ma poi questi dipinti raccontano la storia di Como. Attraverso i volti di tanti protagonisti e famiglie importanti come i Pirotta, i Somaini, i Lambertenghi. Si vedono anche i panorami dell’antico Grumello o di Villa Celesia. È tutto l’insieme a rendere questo patrimonio significativo».

Tanti volti della città

In origine tutto era conservato in via Cadorna, primissima sede dell’ospedale. «C’è uno Spagnoletto con Sant’Anna che insegna alla Vergine a leggere – spiega Bruno Fasola, esperto d’arte già curatore per l’ospedale di una mostra su Sant’Anna – con sullo sfondo Gioacchino. C’è un ritratto di Gian Galeazzo Visconti della collezione di Paolo Giovio. C’è un martirio di Sant’Orsola. Ci sono anche tante opere seicentesche meno note, ma è proprio la collezione che nella sua interezza ha una valenza storica. Documenta storie e personaggi di Como e dell’ospedale. Basti pensare al bel ritratto di Teresa Rimoldi, la benefattrice che ha fatto nascere il Sant’Anna». Ci sono associazioni cittadine che si sono dette già pronte a dare il loro sostegno all’ospedale. «Sarebbe magnifico poter organizzare una nuova mostra – dice Daniele Roncoroni per il Rotary Club Como Baradello – Bisogna valorizzare questo patrimonio».

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