Sotto accusa il barista della piscina Csu: «Mi ha molestata sul luogo di lavoro»

L’inchiesta Il gestore lo scorso anno del locale di Casate accusato di abusi su una ventenne: «Mi palpeggiava, non ho detto nulla per non perdere il posto». Ma lui nega ogni contestazione

Molestie sessuali sul luogo di lavoro. È questa l’accusa (che il diretto interessato nega con forza) formalizzata a carico di un comasco che, lo scorso anno, gestiva il bar della piscina di Casate della Csu. La Procura di Como ha chiuso le indagini preliminari a carico di Paolo Borghetti, 52 anni, contestandoli il reato di violenza sessuale dopo che nell’estate di un anno fa una giovanissima dipendente stagionale (all’epoca ventenne) lo ha denunciato per una serie di palpeggiamenti di cui sarebbe stata vittima mentre lavorava.

La denuncia è scattata proprio un anno fa, quando la ventenne comasca si è presentata in Questura per raccontare di quel suo datore di lavoro che, dal giorno successivo all’assunzione (con un contratto a chiamata), avrebbe iniziato ad avere nei suoi confronti quello che la ragazza ha definito un atteggiamento morboso e molesto. Lei ha resistito poco meno di un mese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso un ultimo presunto palpeggiamento con tanto di asserito tentativo di baciarla, gesto che ha causato la reazione della ragazza davanti ai clienti e la corsa in Questura per denunciare.

L’inchiesta

Va subito detto che il diretto interessato respinge tutte le accuse. E che agli atti dell’indagine i poliziotti della squadra mobile di Como, che hanno fatto gli accertamenti del caso, hanno anche raccolto alcune testimonianze di ex dipendenti che sostengono di non aver mai visto episodi sconvenienti. Ma che probabilmente l’esuberanza dell’esercente potrebbe essere stata scambiata per altro. Per contro, diversi lavoratori hanno raccontato una realtà diversa fatta di allusioni sessuali, palpeggiamenti con la scusa di abbracci e tentativi di baci.

Stando alla denuncia della giovane gli “atteggiamenti molesti” sarebbero cominciati già al secondo giorno di lavoro. Parla di veri e propri palpeggiamenti e di “battute di cattivo gusto” spesso fatte anche alla presenza di clienti. A uno di questi episodi avrebbe anche assistito un amico di famiglia della giovane, che l’aveva invitata a reagire. La ventenne, però, ha spiegato ai poliziotti di aver deciso di non dire nulla «perché tenevo al mio lavoro e avevo paura di essere licenziata».

L’episodio che l’ha convinta a denunciare e a rivolgersi ai poliziotti, sarebbe avvenuto nel tardo pomeriggio di un giorno di lavoro che doveva terminare soltanto in serata. Secondo il suo racconto approfittando di un momento in cui i due si trovavano soli, l’uomo dopo averla toccata avrebbe cercato anche di baciarla sulla bocca: «Non sono più riuscita a trattenermi – ha raccontato agli inquirenti – Ho urlato di lasciami in pace e lui ha risposto che ero una pazza».

L’interrogatorio

I poliziotti della squadra mobile hanno raccolto numerose testimonianze di ex colleghi di lavoro della ragazza. E alla luce degli esiti degli accertamenti il pubblico ministero titolare del fascicolo ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Il legale del cinquantenne comasco sotto accusa ha già chiesto di poter sottoporre all’interrogatorio il proprio assistito, per cercare di respingere le contestazioni ipotizzate a suo carico.

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