Cronaca / Como città
Lunedì 12 Agosto 2024
Rapinese attacca tutti: da Lucini «il pastina» alle giunte di «bolliti»
Comune Criticato per l’addio di tre assessori in due anni replica chiamando in causa molti ex amministratori: «Dalla giunta di Landriscina più uscite che nell’hockey»
Nel dicembre del 2022, dopo aver revocato l’assessore Matteo Lombardi aveva dichiarato: «Ho sempre detto di non affezionarsi ai miei assessori, forse qualcuno pensava che scherzassi». E adesso con un assessore dimissionario (Nicoletta Anselmi) e uno revocato (Francesca Quagliarini) in dieci giorni il sindaco Alessandro Rapinese ribadisce il concetto con parole diverse: «Non escludo che ve ne possano essere altre. La mia giunta, per chi non l’avesse capito non è un ufficio di collocamento e ogni euro che spendo, inclusi quelli per gli assessori (il compenso lordo è pari a a 5.796 euro lordi al mese, ndr), è un euro che deve rendere almeno il doppio, il triplo o 50 volte. Di assessori che non dovessero tenere il mio ritmo non saprei cosa farmene. Nello specifico questo mese di agosto i comaschi hanno già risparmiato due stipendi e garantisco che prima di pagarne a nuovi assessori questi dovranno, come nel caso di chi ha sostituito Lombardi (Chiara Bodero Maccabeo, ndr), essere di estremo valore. Non ho debiti da pagare a nessuno né tanto meno poltrone da regalare. Ricordo a tutti che ho nominato decine di soggetti in aziende, associazioni ed enti. Scelgo solo persone competenti e non ho pressioni da Milano o da Roma su chi nominare».
Le risposte
Sul tema delle uscite dall’esecutivo dice: «Sono stato l’unico a revocare un assessore perché non lavorava abbastanza (nel decreto su Quagliarini ha scritto che «l’impegno all’interno della giunta si è rivelato inferiore alle aspettative e nella sostanza può essere ritenuto nel complesso insoddisfacente», ndr). Se l’avessero fatto anche gli altri non so quanti assessori avrebbero superato un anno di mandato. Noi siamo un’altra cosa».
Poi replica alle accuse arrivate nelle ultime ore dalle opposizioni. Il Pd ha posto sia il tema del rispetto delle quote rosa che quello del funzionamento dell’amministrazione. «Se guardo le quote rosa in consiglio - commenta - stiamo violando la legge che fissa un tetto al 60%: nella nostra lista sono il 65%. Le minoranze hanno 4 donne su 12. Per quanto riguarda la giunta la parità di genere è perfettamente rispettata e dal punto di vista legale non ci sono problemi. Su quello che ho intenzione di fare la legge dice che decido io. Prendo atto che il Pd probabilmente non ha capito che i comaschi hanno chiesto a me di governare e non a loro».
Accuse a tutti gli schieramenti
Poi l’attacco all’amministrazione di centrosinistra: «A Legnani – rimarca - ricordo che è diventato presidente del consiglio perché Fragolino lasciò l’incarico (nel 2014, ndr) dicendo che la giunta di Mario Lucini era “bollita” e priva di slancio. Per la giunta ricordo la magistrale affermazione di Lucini su Giulia Pusterla assessore alla finanza pubblica che non voleva depositare la dichiarazione dei redditi. Il sindaco “pastina” allora dichiarò che si era dimessa ma non gliel’aveva chiesto lui e Luca Gaffuri addirittura si congratulò. Fossi stato in Lucini, con un assessore che non voleva rispettare la legge non solo l’avrei revocato all’istante ma avrei personalmente svuotato il suo ufficio. Questa è la differenza tra me e il Pd. Soprassiedo su Gisella Introzzi (lasciò nel 2014, ndr) e sul caos in Comune, basta leggere La Provincia dell’epoca».
Il sindaco non usa i guanti nemmeno con il centrodestra: «Ho cercato di ricostruire tutti gli assessori delle varie giunte ma c’è stato più turnover di una partita di hockey su ghiaccio e, soprattutto, alcuni assessori di Mario Landriscina non ho capito da dove fossero arrivati. In un caso ebbi la forte sensazione che prima della presentazione non l’avesse mai visto». Le uscite dalla giunta Landriscina furono sette (con un “ripescato”). Infine Rapinese entra nel merito della richiesta di elezioni anticipate del capogruppo di FdI: «A Cantaluppi chiedo di fare bene i conti perché, probabilmente, se andassimo al voto oggi la mia lista anziché 20 consiglieri ne prenderebbe 28 e non sono neanche tanto sicuro, visti i suoi rapporti all’interno del suo stesso partito, che lui verrebbe ricandidato».
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