Rapinese: «Che voto mi do? 300. I problemi di Como risolti entro il 2027»

L’intervista Il sindaco dopo due anni di governo della città: «A fine luglio svolta per Muggiò. Troppi immobili comunali, vanno venduti»

Due anni fa Alessandro Rapinese diventava sindaco. Oggi conta, entro fine mandato, «di aver risolto i problemi più grossi della città». Dice che il 2026 sarà l’anno della vendita di una fetta importante del patrimonio comunale. E parla di «fine luglio» per il maxi progetto di Muggiò.

Un bilancio, in poche parole?

Tanta roba.

Per qualcuno solo tanti annunci. Cosa risponde?

Tanta mistificazione.

Un anno fa disse che entro il 2023 avrebbe dato risposte su Muggiò, Ticosa ed ex Stecav. Così non è stato...

Mi sembra che i 33mila mq di Muggiò, cioè il Belvedere, siano ottimamente incardinati. E per gli altri 60mila mi spiace che il mio secondo anniversario da sindaco capiti prima di fine luglio.

Perché?

Lo scoprirete.

Ma il quartiere dello sport sarà realizzato entro fine mandato?

La verità è che a Muggiò pensavo di creare un quartiere sportivo, oggi mi rendo conto che in realtà sarà una metropoli. Ci siamo lasciati prendere la mano.

Nel 2027 cosa si vedrà?

Il mio trionfo.

Per il 2027 sui grandi temi dove conta di arrivare?

Nuovo stadio, giardini a lago fatti, paratie finite, Belvedere finito e, se tutto dovesse procedere secondo i piani, anche “Muggiò due” completato, e punto unico di cottura funzionante.

E la Ticosa?

Pure. E così avrò risolto tutti i problemi di questa città e nel secondo, terzo e quarto mandato mi potrò dedicare a cose più semplici e di maggior consenso.

A proposito di consenso, sicuro di non averne perso?

Non mi interessa, ma sono curioso di vedere quanti comaschi nel 2027 vorranno tornare al “circo” che hanno avuto negli ultimi trent’anni.

Un anno fa si era dato 1 come voto definendosi “il numero 1”. Quest’anno può essere più serio?

Se penso a quanto rapidamente stiamo intervenendo nelle scuole, a quanti impianti sportivi abbiamo già sistemato (via Giulini, Sinigaglia, campo di Albate, e in corso abbiamo Pasquale Paoli e la messa a norma completa di Casate, a breve partirà il campo Coni ed entro l’anno conto dei chiudere le pratiche per via del Dos) e ai 100mila mq di asfalto in arrivo, record storico dai tempi dei Sumeri, e il fatto che siamo a un passo dal chiudere i temi più gravi che mi sono trovato sul tavolo (paratie, giardini a lago, Ticosa, Muggiò), ecco, se la scala è da uno a 10, forse il voto giusto è 300.

La modestia la caratterizza sempre.

Può dir giuro, in verità pensavo 800.

E alla giunta?

Non faccio distinzioni. Io sono la mia squadra, la mia squadra è me.

Si dice che invece tra i suoi consiglieri ci sia malumore perché si sentono poco coinvolti. Cosa risponde?

Balle.

L’opposizione le contesta i modi non istituzionali e di averli esclusi dall’incontro con i residenti di Civiglio...

I residenti volevano parlare con me e con me hanno parlato. Opposizione? Qualcosa devono pur dire. È però di tutta evidenza quanto fosse utile alla città Rapinese all’opposizione e quanto siano inutili loro oggi. E poi se proprio i membri dell’opposizione volessero parlarmi, hanno tutti il mio cellulare.

Qualche consigliere di opposizione le ha mai telefonato?

Può essere, ma non ricordo. L’unica cosa certa è che quando li incontro fuori dall’aula sembrano altre persone.

In che senso?

Sono molto più - diciamo così - oneste intellettualmente. Quando ero all’opposizione il mio rapporto con i membri di maggioranza in aula era identico a quello fuori dall’aula. Ero sincero sia dentro che fuori.

Che opposizione farebbe Rapinese al sindaco Rapinese?

Mi sarei sperticato le mani di applausi. Io sono in politica perché servivo alla mia città e non per dare un tono alla mia vita che era già ricca di soddisfazioni nel privato. Volevo solo un buon sindaco per Como e oggi Como ce l’ha.

Ha citato lo stadio. Il Como 1907 riuscirà a non giocare nemmeno una partita a Verona?

Posso dare solo una rassicurazione. Il sindaco vuole sedersi nel suo posticino in curva il prima possibile e così sarà.

E il nuovo progetto? Dovrà avere qualcosa di imprescindibile?

Essere all’altezza della città più bella del mondo. E sono certo che questo interesse è anche quello dei nostri amici indonesiani.

C’è un fallimento in questi due anni?

No.

E una cosa che la preoccupa?

Il nostro patrimonio immobiliare è esorbitante rispetto alle possibilità che abbiamo di manutenerlo e mantenerlo e a seguito dell’indagine commissionata a una società esterna, che ha compiuto un inventario, abbiamo scoperto di essere proprietari di una parte aggiuntiva. Nel 2024/25 continueremo l’opera di gestione “soft”, ovvero verifiche e indagini sul reale stato manutentivo e la compilazione dei database con tutte le pratiche edilizie svolte in questi ultimi decenni di caos. La sfida sarà nel 2026.

Perché?

Vorrei liberarmi di tutto quello che non potremo mai né sistemare né gestire, mettendo sul mercato immobili che una volta valorizzati dal privato non solo ci pagherebbero l’Imu, ma eliminerebbero una gran fetta di degrado in alcuni quartieri.

Quindi hanno ragione i sindacati a dire che lei sa solo privatizzare?

I sindacati vivono nel passato e ancora oggi combattono battaglie ideologiche. Ho ben chiaro cosa io da cittadino chiedo al mio Comune: pochi servizi, ma efficaci ed efficienti con una qualità impeccabile. Tutto ciò che invece il privato può erogare a condizioni qualitative ed economiche migliori, gli va affidato.

Lei è un sindaco divisivo. Si sente più amato o più odiato?

Le amministrazioni che mi hanno preceduto hanno sempre agito in nome del consenso (non facevano pagare le tasse a tutti, non toccavano tariffe ridicole sui parcheggi, sperperavano soldi con la gestione degli asili) e la cittadinanza li ha presi a schiaffoni. Se alle prossime elezioni venissi preso io a schiaffoni, quantomeno mi godrei la vecchiaia pensando al fatto che ho agito per cinque anni non in nome del consenso ma solo per l’amore che ho per Como e tanto mi basterà. La tenacia e la forza per arrivare qui erano in me solo perché fin da bambino sognavo di “mettere a posto” la mia città e non per girare con un numero 1 sulla schiena per essere figo quanto Fonzie.

Non ha risposto…

La verità è che quando si apriranno le urne, nel 2027, avrò inflitto la più terribile delle lezioni a quei pochi mistificatori professionisti che si stanno godendo il fatto che ho troppo lavoro da svolgere e zero tempo da dedicare a loro per rimetterli al giusto posto.

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