Cronaca / Como città
Domenica 05 Gennaio 2025
Rapinese sulla maxi ciclabile: «Senza futuro». Accuse al Pd
Il caso Il sindaco dice addio al progetto che risale al 2016 e non è mai partito: «Costi esplosi, procedura sgangherata. I dem parlano ma cosa hanno fatto?»
«Senza un futuro». Queste tre parole del sindaco Alessandro Rapinese mettono, di fatto, la parola fine alla realizzazione del maxi progetto delle piste ciclabili presentato nel 2016. Cinque lotti previsti inizialmente ma finiti nel nulla sotto il peso di ritardi, progetti rivisti più volte, costi più che raddoppiati e che salirebbero ancora, appalti mai perfezionati con il relativo contratto e un finanziamento regionale da quasi 1,4 milioni di euro perso nel 2021. Proprio nei giorni scorsi - come già riportato - Palazzo Cernezzi ha chiuso la partita, dopo la negoziazione seguita all’esercizio «del diritto di recesso» dell’azienda che si era aggiudicata l’appalto alla fine del 2021 a cui non era seguita la sottoscrizione del contratto, liquidandole 1.900 euro per le spese.
Il sindaco risponde anche alle accuse mosse dai consiglieri Pd Patrizia Lissi e Stefano Legnani sull’appalto finito in nulla («Un fatto gravissimo, che vanifica tutti gli sforzi fatti e lascia la situazione ancora immobile»). «Il 2 agosto 2016 leggevo su “La Provincia” che l’amministrazione comunale a guida Pd dichiarava che il primo lotto dei lavori della “dorsale dei pellegrini”, quello per il quale accusano la mia amministrazione, sarebbe stato completato entro l’estate del 2017 - dice Rapinese -. Ricordo a Lissi e Legnani che, nell’estate del 2017, della dorsale, come del 100% delle roboanti promesse elettorali fatte da Lucini, non vi era traccia. Quindi il fatto che abbiano anche solo il coraggio di aprire la bocca su un loro fallimento cercando di accusare me, aiuta a capire il peso delle loro parole. Come in altri casi quell’amministrazione, vedi Villa Olmo, otteneva fondi ma non riusciva a impiegarli. Capito questo, e non commentando per spirito cristiano la tragica amministrazione Landriscina, posso solo dire che con i soldi che servirebbero per realizzare quel progetto ho ben altre tragedie ereditate da sistemare».
Il primo cittadino pone l’accento anche sulle cifre, vista tra l’altro la perdita del finanziamento regionale: «Faccio notare – dice - che se ai tempi di Lucini realizzare quel progetto sarebbe costato 2,5 milioni e ai tempi di Landriscina il doppio (circa 4,2 milioni, ndr), non oso immaginare, dopo l’aumento dei costi di questi anni, quante risorse dovrebbero essere impiegate. Questo ci dà la misura del costo sociale della loro nullafacenza. Se i miei predecessori avessero realizzato solo una frazione, anche minima, di tutte le fregnacce che hanno sparato, probabilmente oggi non saremmo in queste condizioni. Sono felice che il centrodestra su questa partita non abbia aperto bocca, ma sono ancora più felice che il centrosinistra l’abbia fatto, scavandosi l’ennesima fossa». Infine Rapinese suona il de profundis dell’opera: «Ad oggi quell’area (il primo lotto va da piazzale Somaini a San Rocchetto, ndr) è oggetto di studi di riqualificazione in relazione al rifacimento dello stadio e, grazie a Dio, con soli 1.900 euro, abbiamo posto fine a una procedura sgangherata, sconclusionata e, visti i costi, senza un futuro. Grazie a Dio oggi Como oggi non è più governata da quei “pellegrini” senza né arte né parte che cento ne dicevano e nulla facevano». Al di là delle polemiche la certezza, a questo punto, è l’addio definitivo all’intervento.
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