Regia del Comune per il nuovo stadio: «È fondamentale, Venezia l’ha fatto così»

L’intervista Davide Marazzi, architetto, ha curato per l’Amministrazione di Venezia l’area intorno all’impianto, progettato da Populous (stesso studio che sta lavorando a Como)

Un progetto completamente pubblico, che al Comune di Venezia costerà circa 300 milioni di euro e che prevede anche uno stadio per la squadra cittadina salita in serie A nel 2024, come il Como. Ma le similitudini non finiscono qui, perché a progettare la nuova casa del Venezia Fc sarà lo stesso studio che si sta occupando di quella del Como 1907: Populous. Lo stadio del Venezia Fc dovrebbe essere pronto nel 2026 (i i lavori sono quasi al via), con 16mila posti a sedere. Davide Marazzi, architetto di Parma, cui dal Comune è stato affidato il masterplan per la progettazione dell’area che ospiterà lo stadio (115 ettari di zona verde, dietro a Mestre, che prende il nome di “Bosco dello sport” e che ospiterà anche un’arena e strutture per la formazione allo sport) racconta come stanno operando gli architetti dello studio americano.

Iniziamo dalle novità: dove sarà costruito lo stadio del Venezia?

Il luogo scelto si chiama Tessera ed è vicino all’aeroporto Marco Polo, tra i boschi che si trovano alle spalle di Mestre. Lì c’è un’area del Comune che è sembrata idonea alla realizzazione del “Bosco dello sport”: 15 ettari di terreno che ospiteranno un palasport, uno stadio, licei sportivi e altre strutture per la formazione allo sport e la pratica sportiva quotidiana.

Il progetto è finanziato da fondi pubblici (circa 300 milioni di euro), perché questa scelta?

La decisione risale alla fine del 2021, dopo la pandemia, quando l’amministrazione (guidata dal sindaco Luigi Brugnaro del partito “Coraggio Italia” di area centrista, ndr) lanciò questo progetto pubblico che voleva offrire a Venezia una cittadella sportiva.

A un certo punto c’è stato un problema con i fondi però: ci dice cos’è successo?

Sì, una parte del progetto sarebbe dovuta essere finanziata dalla Commissione europea tramite i fondi del Pnrr, ma la Commissione non ha riconosciuto le prerogative di tutela ambientale e ha quindi escluso che l’opera rientrasse tra i progetti finanziati dal Pnrr. Poi è subentrato il governo e quindi quella fetta di finanziamento è stata recuperata dai Fondi per i piani urbani integrati e il Piano nazione complementare.

A che punto Populous è diventato uno degli agenti protagonisti di questa vicenda?

C’è stata una prima fase di affidamento diretto al mio studio per la realizzazione del masterplan e del concept generale dell’area, che prevede anche la piantumazione di 100mila nuovi alberi. Poi, per le fasi successive, sono state fatte gare d’appalto assegnando alle imprese offerenti anche la progettazione dei vari elementi all’interno del “Bosco dello sport”, tra cui lo stadio. Per quest’ultimo, il gruppo di imprese che ha vinto la gara ha scelto di affidarsi allo studio Populous.

Nei rapporti con gli architetti di Populous quanto ha contato la natura pubblica del progetto?

Moltissimo. Il “Bosco dello sport” e gli “oggetti” architettonici che ospita sono nati da una visione pubblica ed è proprio grazie alla guida pubblica che è stato possibile mantenere una coerenza strategica.

Vede il rischio che, in mancanza di una sicura guida da parte dell’Ente pubblico, progetti simili affidati a studi di architettura stranieri possano stonare con il contesto?

Questo è un annoso problema per l’Italia. Il paesaggio che circonda le nostre città e la tradizione storica e artistica che ospitano richiedono sensibilità ed empatia, oltre che grande conoscenza del territorio.

Come garantire questa prospettiva in un progetto come quello pensato da Populous per il futuro Sinigaglia?

Noi s Venezia abbiamo disegnato un luogo che tenesse conto del contesto verde in cui saranno situati lo stadio e le altre strutture e abbiamo anche cercato di tenere conto del contesto e della sua storia, con vari richiami alla laguna di Venezia. Credo che per questo, accanto a un Ente pubblico che sappia dare un forte indirizzo al progetto, possa essere utile avere una consulenza da parte di chi conosce il territorio italiano e le sue peculiarità.

Ci fa qualche esempio?

A Siena, come studio, abbiamo vinto un concorso per realizzare lo stadio. L’amministrazione lo voleva collocare tra le colline senesi, ma sembrava quasi un errore costruire lì. Quindi per non snaturare il contesto abbiamo cercato un avvallamento collinare naturale dove realizzare l’impianto.

Cosa accadrebbe se a un progetto come quello che Populous sta pensando per il futuro Sinigaglia dovesse mancare una direzione forte da parte del Comune?

L’esempio più chiaro ce lo offre quanto è avvenuto a Parma, vicenda che ho seguito da vicino pur non avendoci lavorato. Lì si è andati a 200 all’ora perché c’era un’offerta che sembrava irrinunciabile, poi però tra ricorsi al Tar avanzati dai comitati di residenti che si opponevano al progetto e altri ostacoli si è arrivati ad avere un cantiere in stallo.

A Como, Populous propone uno stadio con una forte vocazione commerciale, oltre che sportiva: nei concept visti finora, che non sono ancora progetti definitivi però, si notano ristoranti, negozi e un hotel. Questi elementi ci saranno anche a Venezia?

La peculiarità del progetto di Venezia è che è a completa trazione pubblica, quindi non è prevista una dotazione commerciale extra per far tornare i conti. Ci saranno degli spazi commerciali legati alle attività dell’arena e dello stadio, ma fondamentalmente il progetto sarà interamente dedicato alla collettività.

Il futuro Sinigaglia, così come è stato immaginato dal Como 1907, dovrà essere un’infrastruttura aperta 365 giorni all’anno e non dedicata solo al calcio. Si può dire lo stesso dell’impianto del Venezia?

Sì, anche questo sarà una struttura di matrice moderna pensata per grandi eventi.

A che punto siete nella realizzazione del progetto?

Sono già stati avviati i cantieri relativi alla viabilità, l’urbanizzazione e le opere ambientali, ora dovrebbe partire quello dello stadio.

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