Regione, polemica sui “mini” vitalizi. Il centrodestra: «Non sarà automatico»

La novità Il meccanismo prevede una trattenuta sullo stipendio e un incremento quasi triplo. FdI, Lega e forzisti: «Un’opportunità, è previdenza integrativa». Il Pd: «Strada sbagliata»

Dodici anni dopo l’abolizione per i consiglieri regionali tornano i già ribattezzati “mini vitalizi”, l’indennità differita. Chi vorrà aderire, potrà farsi trattenere l’8,8% dell’indennità di carica (556 euro al mese su 6.327 lordi) e la somma, incrementata di 2,75 volte e rivalutata sarà erogata dai 65 anni e con almeno un mandato di cinque anni per circa 600 euro lordi al mese. Lo ha deciso il consiglio regionale (no da centrosinistra e 5 Stelle). I consiglieri comaschi del centrodestra sottolineano che non è un vitalizio, ma versamenti volontari.

Una misura «corretta»

«Non è un vitalizio - spiega Anna Dotti di Fratelli d’Italia - perché il vitalizio, abolito in Regione nel 2013, prevede un automatismo. Qui si tratta di un’indennità differita, la cui adesione è volontaria. È quindi un’opportunità che ogni consigliere e assessore potrà utilizzare o meno. Dal punto di vista delle coperture finanziarie, non c’è un aumento delle spese e lo stesso strumento è stato istituito già da altre Regioni. Parliamo di 480 euro netti al mese che un ex consigliere può cominciare a percepire dai 65 anni, una pensione minima». Poi attacca i “contestatori”: «Chi ha enfatizzato il fatto che pesiamo sulle tasche dei contribuenti, immagino che per coerenza poi non aderirà. Oggi un consigliere regionale che è in aspettativa, vede i contributi figurativi versati dall’Inps a carico della collettività, mentre se aderisce a questa indennità differita sono solo a carico suo». Nessun benefit secondo Marisa Cesana (Lombardia Ideale) che parla di «una normalissima applicazione di previdenza integrativa a cui il singolo consigliere può scegliere se aderire o meno» e di «una misura corretta ed equa che non fa dei consiglieri dei privilegiati, tutt’altro, un provvedimento che colma un vuoto normativo in una materia che riguarda chiunque lavori». La leghista Gigliola Spelzini aggiunge: «Ho votato a favore perché permette soprattutto ai giovani, che non hanno un lavoro stabile perché si dedicano alla politica, di poter usufruire di un trattamento pensionistico altrimenti inesistente». Il forzista Sergio Gaddi dice: «Personalmente avrò la pensione dalla cassa dei dottori commercialisti dove verso i miei contributi, quindi il fatto mi riguarda ben poco». Poi spiega il sì: «Per una questione di equità è giusto che chiunque si dedichi alla politica, ad esempio un giovane, debba avere la possibilità di non perdere anni di copertura, versando i contributi come un qualsiasi lavoratore. E siccome l’indennità differita è su base volontaria, chi decide di aderire pagherà di tasca propria una trattenuta mensile. Nessun ritorno al passato come vuol far credere il capogruppo dei 5 Stelle che è dipendente pubblico in aspettativa, e quindi mentre siede comodamente in consiglio i suoi contributi figurativi sono pagati dalla collettività».

Indennità discrezionale

Non ha votato Angelo Orsenigo del Pd: «La legge è passata senza il mio voto. La strada giusta sarebbe stata quella di riconoscere un trattamento previdenziale analogo a quello di tutti gli altri lavoratori, ma ci sarebbe stato bisogno di un intervento centrale, valido per tutte le cariche elettive che ne sono sprovviste». Tornando al centrodestra l’assessore all’Università Alessandro Fermi (Lega), che non ha votato non essendo consigliere, dice: «Corregge un’anomalia presente nel sistema regionale poiché la Lombardia è l’unica a non avere un sistema previdenziale per i consiglieri. Si tratta di contributi che devono essere versati direttamente ed è un’indennità discrezionale. Io non la attiverò in quanto utilizzo la cassa avvocati».

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