Cronaca / Como città
Martedì 23 Giugno 2020
Residenti e commercianti dicono no
Duecento firme contro il dormitorio
Via Cadorna, le scuole, i negozi, la convivenza con il Sert - I residenti non credono alla «soluzione provvisoria» - E sottoscrivono una petizione per respingere il progetto
Ci sono 200 firme già pronte da consegnare in Comune contro il dormitorio di via Cadorna.
Non è una battaglia politica, tengono a ribadire promotori e sottoscrittori, ma un’iniziativa portata avanti dai commercianti e dai residenti del quartiere.
«Io ci abito in via Cadorna, qui c’è già il Sert – chiarisce subito la prima firmataria Lina Del Gaudio – un servizio per tossicodipendenti che cinque anni fa doveva essere solo temporaneo. Adesso la politica locale vuole aprire un centro per senza tetto nei locali dell’ex Asl sempre solo temporaneo. Ma chi ci crede? La soluzione definitiva dovrebbe essere il San Martino che è lontano miglia e crolla a pezzi da trent’anni. È meglio l’ex Sant’Anna allora. In via Italia libera ci sono quattro grandi scuole con mamme e bambini, negozi, siamo a ridosso del centro, non è il massimo. Senza colori politici, è una questione di decenza e decoro. E poi come al solito fanno tutto alla carlona. Chi gestisce? Chi controlla?».
Questi sono punti irrisolti su cui l’amministrazione ha promesso timidamente di lavorare, sebbene il tema sia in discussione da più di un anno, ancor più adesso che ha chiuso il centro Caritas in via Sirtori.
Troppe scuole e negozi
Anche la Lega sta raccogliendo firme contro il nuovo dormitorio. «Io ho firmato, ma non c’entro con la Lega – dice Paolo Galbiati, un residente –. È solo che questo non mi sembra il luogo adatto, è vicino all’asilo, alle medie Parini, al Caio Plinio e al Conservatorio». «Noi siamo d’accordo sulla necessità di un nuovo dormitorio – spiegano dal bar Corner Andrea Pisano e Valentina Balduini –. Non è giusto che la gente dorma per strada. Però, ecco, non qui».
Le signore Gianna Mancin e Iris Pusterla hanno firmato perché timorose dell’arrivo di stranieri e sbandati. Si lamentano perché già con il Sert ci sono brutte frequentazioni nel quartiere. «È il contesto sbagliato – commenta Lorella Grande dalla Gran Piadina – le attività commerciali, se apre un dormitorio, chiudono tutte».
Oltre ai residenti hanno raccolto firme anche un parrucchiere, una libreria, un centro per la stampa, un negoziante anche dal lato di via Milano. Siamo a circa 200 nomi e cognomi. L’idea è portare tutti i fogli con le firme alla commissione consiliare per la sicurezza il cui presidente è Vittorio Nessi, consigliere di Svolta Civica. «Non c’è da fare i buonisti – racconta Silvia De Carli dalla libreria Non solo libri – il problema tra il mercato coperto e i portici di San Francesco è tutto da vedere. Se arrivano qui noi negozianti chiudiamo, punto. Già abbiamo il Sert che cerchiamo con pazienza e gentilezza di gestire. Certo poi il tema della grave marginalità è serio e va risolto, su questo non si discute».
Il nodo San Martino
Il dormitorio di via Cadorna però secondo l’ente proprietario Asst Lariana e Alessandro Fermi, il presidente del consiglio regionale, dovrebbe essere una misura temporanea da pochi posti, una trentina. Quella definitiva è la ristrutturazione dell’ex convitto del San Martino, con cento posti dall’autunno. Su questo secondo punto però il Comune tace. «Ma infatti, chi ci crede? - si domandano ironicamente i progettisti Luca e Stefano Ferrari da via Cadorna – anche il Sert doveva essere temporaneo ed è qui da anni e anni. Quanto al San Martino se ne discute dallo scorso millennio. Tutti d’accordo che un dormitorio per i senza tetto ci voglia, è un fatto di dignità umana e di decoro della città. Ma questo non è il posto adatto».
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