Riciclaggio di oro e contanti: il pm chiede sette condanne

Tribunale Attesa prima di Natale la sentenza per gli “spalloni” comaschi: «Portate da una parte all’altra del confine centinaia di migliaia di euro»

Sette condanne per un totale di oltre 30 anni, ma anche cinque assoluzioni chieste dallo stesso pm. Sulla vicenda, a distanza di anni (i fatti risalgono addirittura ad un periodo compreso tra il 2015 e il 2017), il Collegio potrà scrivere la parola fine almeno per quanto riguarda il primo grado. La sentenza arriverà prima di Natale.

Stiamo parlando di una maxi indagine della Guardia di finanza in merito a una presunta associazione attiva nel Comasco e dedita al commettere «condotte di riciclaggio e commercio non autorizzato di oro» e pure di «riciclaggio di denaro proveniente da reati finanziari».

Le accuse

Secondo l’accusa, in un fascicolo che ha girato mezza Italia per trovare la competenza territoriale poi definitivamente su Como, l’associazione in questione avrebbe compiuto – ha detto ieri la pm Simona De Salvo - «numerose attività di riciclaggio di valuta e oro, con diversi soggetti coinvolti in modo stabile e incontri settimanali» dove non era nemmeno necessario, via telefono, fissare appuntamenti perché il ritrovo era semplicemente «al solito posto», segno per l’accusa che tutti sapevano. Nel gruppo c’erano gli autisti che portavano valuta e oro da una parte all’altra del confine. Ma c’erano anche intermediari che raccoglievano clienti e pure chi metteva a disposizione auto con doppi fondi.

«Usavano molta cautela – ha detto il pm – Per telefono parlavano pochissimo». E i trasporti erano di centinaia di migliaia di euro, ma anche chili di oro, oppure gioielli e preziosi. «Usavano telefoni senza Internet, e venivano usati solo per contattare i corrieri, cellulari che venivano chiamati “citofoni”». Eppure, secondo il pm, su 18 capi di imputazione – compreso il reato associativo – in sette casi non sarebbe stata raggiunta la prova dell’illecito, quantomeno per quanto riguarda «la provenienza delittuosa del denaro» destinato alla Svizzera. Queste sono state comunque le richieste: 4 anni e mezzo per Manuel Bernasconi (56 anni di Varese), 5 anni e mezzo per Paolo Lurati (51 anni di Como), 2 anni per Alberto Gerola (65 anni di Cremona), 4 anni e mezzo per Ivan Arnaboldi (64 anni di Maslianico), 3 anni per Roberto Ometto (60 anni di Vicenza), 4 anni e mezzo per Piermario Betti (69 anni di Como), 7 anni e mezzo per Francesco Maiorana (69 anni di Trapani). Assoluzioni chieste per Tiberio Bianchi (68 anni di Como), Davide Perazzini (60 anni di Rimini), Arnaldo Caramazza (70 anni di Moltrasio), Alessandro Beltrami (51 anni di Mendrisio), Libero Valsangiacomo (60 anni, svizzero). La condanna per l’associazione è stata chiesta per Bernasconi, Lurati, Arnaboldi, Ometto, Betti e Maiorana.

I difensori

Le difese, con gli avvocati Walter Gatti, Giuseppe Sassi, Fabrizio Lepore, Fabio Gualdi e Ilvo Tolu, hanno parlato di «ricostruzione fragile», senza «nulla che possa provare l’esistenza di una associazione» con un «unico scopo condiviso». Secondo i legali, in questa indagine, non si sa «quanto, come e in che momento» i soldi uscirono dall’Italia per andare all’estero.

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