Ripamonti, l’esame è un cinema
All’orale tra De Sica e Fellini

C’è chi tiene stretto il braccialetto portafortuna regalato da una docente, chi osserva il proprio santino, chi dà un bacio al libro preferito come buon auspicio per il colloquio finale. Ognuno con il proprio gesto scaramantico, ma tutti alla fine con il sorriso di chi sa di avercela fatta. Sono i “maturi” della Ripamonti. Qualcuno è soddisfatto della propria prova, altri sanno che avrebbero potuto dare di più.

«È andata bene, come tema mi è uscito Vittorio De Sica che ho collegato con tutto – conferma Andrea Meroni – ad esempio alla legge Andreotti riguardo la distribuzione di film, in inglese l’ermetismo. Ora andrò a lavorare». Soddisfatta della propria prova anche Denise Brienza: «È andata molto bene, ho parlato come un treno. Mi è stato proposto come spunto iniziale La dolce vita di Fellini. La commissione è stata molto carina e dolce, mi hanno aiutata. Ho studiato tanto e ripetuto fino allo sfinimento. Come portafortuna avevo un braccialetto che una prof ci ha regalato: la prima cosa che ho fatto stamattina è stato metterlo. Andrò all’università ma cambierò completamente strada: qui ho fatto audiovisivo, ora scelgo psicologia».

Fuori dalle aule e nel cortile non sono mancate parole di incoraggiamento anche dai docenti avuti durante l’anno.

«A me è uscita la distribuzione, con immagini di alcuni siti streaming – commenta Francesco Pertile -. Ho parlato del cinema di propaganda fascista, della gita che abbiamo fatto al campo di concentramento di Dachau e, sempre legato a distribuzione cinematografica, Gabriele D’Annunzio. Prima dell’esame ho dato un bacio a un libro molto caro per me, di basket. Ora vorrei fare l’università, scienze della comunicazione, per entrare nel mondo della tv e del giornalismo». A Elisa Laganà sono toccate alcune immagini del film Amarcord di Federico Fellini. «Ho parlato della trama e delle tematiche, di lui come regista e del fanciullino di D’Annunzio – spiega - del flusso di coscienza in inglese e dei diritti umani collegati al fascismo. È stata fatta qualche domanda, ma inerente a quello che stavo dicendo. Ora vorrei fare arti visive all’Accademia di Brera. Come portafortuna ho il peperoncino della prof, una collana che ci ha regalato un’altra docente per augurarci buon futuro e un braccialetto di mia zia. I prof durante l’anno sono stati davvero bravi, si sono dedicati molto a noi».

A sostenere Elena Catelli la famiglia e gli amici: a lei è stata proposta una scena del film Roma città aperta, ambientato durante l’occupazione nazista: ha quindi parlato di neorealismo, del fascismo, della nascita della Repubblica e del primo voto delle donne. Brindisi ieri anche per Andrea Lucarelli: «Pensavo peggio, avevo molta ansia – evidenzia -. Alla fine, se hai studiato riesci a fare tutti i collegamenti. Mi sono stati fatti i complimenti per come ero vestito, in giacca e camicia. Mi è uscito un manifesto con due bottiglie di vino che ho collegato con il decadentismo e gli artisti maledetti, la Belle Époque. I docenti hanno cercato di aiutare e pensavo che facessero più domande, invece è andata bene. Andrò a lavorare nella ditta dove ho fatto stage, mi è già stato detto che c’è un posto per me».

© RIPRODUZIONE RISERVATA