Treni, dieci corse soppresse o in ritardo. E il bonus? «Un bluff, per 100 euro rimborso di 6»

Trasporti Un’altra mattinata di disagi per un guasto. I pendolari non ne possono più: «Disagi continui e non più tollerabili. Indennizzo inadeguato e ottenerlo è complicato»

«Non sai quando arrivi e non sai quando torni» è la frase più ricorrente nei racconti dei pendolari comaschi. Anche ieri mattina, nel pieno della fascia “calda” dei pendolari, tre treni sono stati cancellati, due sono arrivati con un ritardo di circa mezz’ora e cinque convogli hanno tagliato fuori la città di Como, fermandosi a Carimate e ripartendo da lì in direzione Milano.

Guasti o manutenzione

Per i pendolari la parte più difficile della giornata è proprio andare o tornare dal lavoro o dall’università. Non perché si è stanchi, ma perché, quando si tratta di prendere un treno, può accadere di tutto: guasti al convoglio, guasti alla linea, manutenzioni straordinarie, esigenze di circolazione, riorganizzazioni dei turni del personale.

«Questi disagi non sono più tollerabili»

Come è successo ieri a causa di un guasto a Monza, che a cascata è stato all’origine di una delle frequenti variazioni di partenza e d’arrivo di tanti convogli che per Diego Trobia, comasco e pendolare da oltre 30 anni, sono «la cartina tornasole dell’inadeguatezza del servizio». Che si parli di ieri, di una settimana fa o del mese scorso, Marco Butti, ex assessore del Comune di Como e pendolare fedelissimo, non ha dubbi: «Questi disagi non sono più tollerabili». Butti, che ogni settimana viaggia su entrambe le linee cittadine, denuncia il «grosso problema di comunicazione nei confronti degli utenti, lasciati in balia degli eventi». E aggiunge un dettaglio curioso: «Il treno delle 7.46 da Como Lago dovrebbe arrivare a Borghi alle 7.50, invece arriva sempre 10 minuti dopo. Un ritardo quotidiano che non viene registrato».

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E come se non bastasse,una volta arrivati a destinazione, quando si tratta di chiedere a Trenord gli indennizzi per i ritardi subiti, il tragitto può essere altrettanto accidentato, a partire dalla compilazione del modulo. C’è chi come Deborah Miele ci ha provato «senza mai ricevere una risposta».

«Dopo tutti questi episodi ho compilato il modulo che si trova sul sito di Trenord e ho mandato una pec con tutto allegato – continua la pendolare -. Ad oggi ho ricevuto solo una risposta automatica che dice “la sua richiesta è stata presa in carico”. Considerato che si pagano 116 euro al mese di abbonamento per non avere un servizio adeguato è scocciante».

- Guarda qui la nostra video inchiesta sui disservizi ferroviari in provincia di Como, realizzata insieme ad alcuni pendolari, raccogliendo dati e testimonianze.

Il modulo

«Per ottenere l’indennizzo – spiega Silvia Monguzzi, studente pendolare - bisogna inserire una serie di dati, tra cui il numero dell’abbonamento. A me non lo riconosceva. Ho provato a chiedere direttamente in biglietteria, e l’addetta, con fare molto scontroso, mi ha fatto inserire i dati in modo tale da ottenere il rimborso».

Per Diego Trobia, che viaggia con l’abbonamento Ivol, «diventa difficile legare il titolo all’uso della linea per cui si ha diritto all’indennizzo». Lui, che in 30 anni di pendolarismo ha sempre mandato reclami a Trenord e al settore trasporti di Regione Lombardia, conclude con amarezza: «Non si ha mai un ristoro per i danni subiti anche perché non c’è nessuno super partes che controlli».

Come funzionano i rimborsi?

Abbonamenti ferroviari mensili e annuali, abbonamento integrato TrenoCittà e Ivol (Io viaggio ovunque in Lombardia): sono questi i titoli di viaggio per cui Trenord eroga indennizzi in caso di ripetuti disagi sulla propria linea di riferimento.

Per ogni mese dell’anno l’azienda pubblica sul sito web una tabella, indicando le direttrici per cui si ha diritto all’indennizzo. La regola è che la somma dei treni soppressi e dei treni con ritardo almeno di 15 minuti deve superare il 10% dei treni programmati per quel mese lungo quella linea. A settembre 2024 – le tabelle vengono rese disponibili dopo tre mesi – sia la linea Chiasso-Como-Monza-Milano che la Como-Saronno-Milano hanno superato il limite del 10%. A quel punto gli abbonati possono andare sul sito di Trenord, in biglietteria oppure mandare una e-mail e richiedere l’indennizzo, che ogni mese corrisponde al 30% del valore dell’abbonamento ferroviario mensile e a 1/12 del 30% dell’abbonamento annuale. Tuttavia, nel caso il proprio abbonamento sia integrato TrenoCittà o Ivol, la percentuale di rimborso scende al 10%, non del valore totale ma della quota della tariffa che spetta a Trenord.

C’è quindi chi, a fronte di una spesa di quasi 100 euro al mese per l’integrato TrenoCittà, ha ricevuto 6.33 euro di rimborso. Oppure 8 euro per un abbonamento da 110.

Ma fino a marzo lo sconto scattava in automatico: «Era più rispettoso»

Fino a marzo però i viaggiatori non dovevano fare nessuna richiesta per ricevere gli indennizzi: il bonus veniva erogato in modo automatico se la tratta del proprio abbonamento non aveva soddisfatto i canoni di affidabilità. L’importo veniva decurtato nel momento in cui si pagava il rinnovo dell’abbonamento, come se fosse uno sconto. Secondo il pendolare comasco Marco Butti «bisognerebbe ripristinare il bonus» come forma di rispetto nei confronti dei pendolari. «Ora la burocrazia per richiedere gli indennizzi è molto più lunga – racconta Stefano Longo, pendolare da ormai più di 35 anni -. Ciò che si riuscirebbe a recuperare lo si perde in tempi d’attesa».

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