Riunificazione di Como e Lecco: «Prima ridare funzioni alle Province»

Il dibattito Molteni (Lega): «Ne riparliamo dopo la riforma». Russo (FI): «Idea condivisibile». Braga (Pd): «Bisogna individuare le risorse». Molinari (FdI): «Restituire dignità istituzionale»

Nel dibattito sulla riunificazione delle Province di Como e Lecco aperto dalla proposta (che verrà depositata a Villa Saporiti) lanciata dal sindaco Alessandro Rapinese i partiti partono da un presupposto: intervenire a livello nazionale per l’elezione diretta e ridare funzioni.

Dibattito ciclico

«Ciclicamente – commenta il leghista Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno - si dibatte se riportare sotto una stessa dimensione istituzionale le Province di Como e Lecco e in passato si fece anche per Varese e in parte Sondrio. Visioni e divisioni contrapposte che portarono maldestramente a ridurre e quasi azzerare il ruolo dell’ente. Scelta fatta con la legge Del Rio, voluta dalla sinistra, sbagliata e contro il principio di autonomia e di identità territoriale che ha penalizzato i Comuni più piccoli, montani, del lago e i territori più virtuosi come il nostro. Il tutto con il plauso, inconsapevole, di chi oggi partecipa al dibattito promosso dal sindaco di Como e che ha portato in passato anche a una razionalizzazione dei corpi intermedi».

Molteni scandisce i passi da compiere: «Primario tornare a riaffermare il ruolo delle Province, in termini di funzioni, organizzazione e operatività. Elette direttamente dai cittadini, con giunte e assessori operativi, risorse vere e valorizzazione delle funzioni. A questo stiamo lavorando con una riforma ad hoc che sto seguendo in prima persona dal Viminale, e mi auguro possa vedere la luce nel 2026». E poi? «A quel punto, ma solo in quel momento, con un ente Provincia vero, si potrebbe ragionare di valorizzare servizi, opportunità e prospettive con una grande “Provincia dei laghi” con Como capoluogo».

Favorevole all’unificazione anche il deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo: «Como e Lecco hanno caratteristiche morfologiche e socio-economiche pressoché identiche, hanno in comune nientemeno che un lago. Se era comprensibile in un’epoca diversa, nella quale le distanze erano un limite, l’esigenza di dividere in due, oggi abbiamo gli strumenti per governare allo stesso modo un territorio così omogeneo, consorziando servizi e unendo le forze. Può semplificare la vita anche a molte aziende. L’idea è condivisibile, ma tutto dipenderà da cosa immaginiamo debbano essere le Province, innanzitutto un organo elettivo di primo livello». Chiara Braga, deputata Pd, è più generica: «Prima di parlare di riunione o divisione delle Province di Como e Lecco, come di ogni altro territorio, occorrerebbe prima ragionare sull’assetto strutturale globale degli enti locali nel nostro Paese. Ripensare alle funzioni, alle competenze che si vogliono attribuire alle diverse articolazioni locali e soprattutto capire come individuare le risorse per poi gestire al meglio le istanze del territorio e esercitare il ruolo che dovrebbe competere a un ente di governo intermedio, anche a supporto dei Comuni».

Legge confusa

Il presidente provinciale di FdI Stefano Molinari attacca il sindaco: «Non si tratta di argomenti che possono essere lanciati a caso, magari per distogliere l’attenzione dai problemi della città, dall’incapacità di fare sistema con il territorio o per visibilità». E nel merito: «Il problema di fondo è una legge confusa, voluta dalla sinistra, che ha soppresso le Province nella loro forma tradizionale, privandole delle prerogative e delle deleghe fondamentali e delegittimandole. La priorità deve essere quella di restituire dignità istituzionale alle Province, attribuendo loro deleghe significative. Parlare di estensione geografica ora non ha senso».

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