Roncoroni e il “suo” liceo Volta
«Un’iniziativa per ricordarlo»

Il lutto a Como. Il preside Valtorta: «Per noi un punto di riferimento imprescindibile». L’ex collega Dell’Orto: «Sapeva insegnare con leggerezza e grande umanità»

«Cosa direi ai professori di oggi del Volta? Solo due parole: li invidio. Spero siano orgogliosi del loro ruolo».

Sono le parole di Federico Roncoroni, intervistato a ottobre del 2019 dal giornale per i 200 anni del regolamento del regio liceo imperiale.

Prima di diventare autore di libri di testo, il saggista lariano è stato prima studente del classico, dal 1958 al 1962, poi professore d’italiano e latino, quando giovanissimo laureato vinse la cattedra. Il suo rapporto con il liceo cittadino era lungo e pieno di affetto. Per questo, dalla scuola di via Cesare Cantù si sta mettendo a punto il modo migliore per ricordarlo.

Un punto di riferimento

«Abbiamo appreso la notizia della sua morte con grande rammarico e tristezza – spiega il preside Angelo Valtorta – è stato un punto di riferimento imprescindibile per il nostro liceo, non solo come docente poiché la sua presenza si è fatta sentire anche dopo. Chi l’ha conosciuto, ne ha sempre delineato un ritratto di una persona di grande levatura. Stiamo infatti studiando il modo adatto per ricordarlo e, a breve, comunicheremo le iniziative». A un certo punto del suo percorso, Roncoroni decise di lasciare “la cattedra” perché, riprendendo le sue parole, «la burocrazia era diventata dominante», diventando autore di libri di testo. Da docente, però, passò da diversi dirigenti, per fare solo due nomi da Margheritis a Baldassarri. Nei suoi ricordi, lo scrittore sottolineava come, nonostante lo scossone della contestazione, l’istituto fosse rimasto quello che era: un luogo dove i professori facevano i professori e basta, mentre gli studenti pensavano a studiare, riuscendo a fare tesoro dei principi migliori e degli aspetti positivi dell’ondata del Sessantotto. Insomma, anche durante quegli anni difficili, non si respirava un clima autoritario, ma non mancava l’autorevolezza. «Ho conosciuto Federico nel 1970, quando aveva appena cominciato a insegnare e abbiamo instaurato un rapporto molto cordiale », racconta Abele Dell’Orto, ex docente e memoria storica del Volta. «Devo dire la verità – aggiunge –, l’ho sempre apprezzato perché le sue lezioni erano seguite con molto interesse dagli studenti. Si distingueva dagli altri, era un insegnate di valore».

Il gusto per la memoria

Il rapporto è proseguito anche fuori dai corridoi del liceo. «Quando poi lasciò la scuola per altri incarichi non ci perdemmo di vista – prosegue Dell’Orto – e apprezzavamo reciprocamente le attività che stavamo portando avanti. Aveva la capacità di trattare argomenti alti con chiarezza, un fondo d’ironia e senza banalizzarli. Inoltre, si vedeva il suo gusto per la memoria».

A questo proposito, un appuntamento imperdibile erano i racconti pubblicati su La Provincia. «Li leggevo sempre – conclude Dell’Orto – sapeva trattare gli argomenti con leggerezza, permettendo a tutti di capire e, al contempo, riuscendo a dare uno spessore umano a ciò che raccontava».
A. Qua.

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