Rsa, brutto record. La retta giornaliera sale a quota 85 euro

Società Le criticità del sistema in un nuovo studio dell’osservatorio dei pensionati di Cgil

Un nuovo studio dell’Osservatorio delle Rsa dei pensionati lombardi della Cgil presentato ieri mette in luce il bisogno crescente di cura della popolazione anziana, per un servizio che però è sempre più frammentato e privatizzato con costi ormai inaccessibili per una significativa fascia di cittadini.

La premessa è che nel nostro territorio abitano 34.228 anziani con difficoltà che minano la loro autonomia, mentre sono 10.898 i comaschi che convivono con più di tre patologie croniche. La provincia, peraltro, insieme a Sondrio e Pavia è una di quelle con il maggior numero di nuclei mono familiari, persone sole. Alla luce del continuo invecchiamento i posti letto nelle attuali 62 Rsa attive nel Comasco non bastano più. Soprattutto perché offrono sì 5.050 letti accreditati, che perciò garantiscono il sostegno del contributo pubblico, ma gli altri 5.445 posti sono soltanto autorizzati, di conseguenza le spese sono a totale carico delle famiglie. Già le rette, pur con la compartecipazione del sistema regionale, dopo la pandemia sono aumentate tra il 10% e il 15%. In più si aggiunga che Como è uno dei territori più cari.

La retta media massima, fatto il conto di tutte le strutture sia pubbliche che private, a Como è pari a 85,3 euro al giorno. Dunque 2.644 euro al mese. La media regionale si ferma a 81,1 euro. A Milano il conto è salatissimo, 106,2 euro, Monza arriva ad 88,9 euro, ma ci sono città anche molto economiche come Sondrio, 63,8 euro, oppure Brescia, 69,3 euro. Se si guarda alle rette delle sole strutture private, la larga maggioranza, al netto dei contributi pubblici la retta media massima a Como è pari a 86,9 euro al giorno, a Milano 109,3, a Monza 88,9, mentre di nuovo a Sondrio costa 63,8 euro, a Brescia 68,5, a Lecco 79 e a Varese 82,9.

«Chiediamo che Regione Lombardia avvii una revisione del sistema degli accreditamenti ed eserciti un maggiore governo del sistema delle Rsa, adeguando i minutaggi assistenziali all’effettivo bisogno dei pazienti ricoverati - commenta Federica Trapletti, della segreteria di Spi Cgil Lombardia - chiediamo inoltre l’aumento delle risorse destinate alla copertura della quota sanitaria e l’introduzione di vincoli all’aumento delle rette, perché il rischio è che il ricovero in struttura diventi un privilegio per pochi».

«I dati emersi confermano quanto rivendichiamo da tempo - dice Sabrina Negri per la Funzione pubblica - il personale, composto soprattutto da lavoratrici over 50, è usurato dall’attività quotidiana ed è evidente che la crisi che il settore sta attraversando renda necessario un modello organizzativo diverso».

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