Cronaca / Como città
Mercoledì 13 Novembre 2024
Rsa, non c’è un posto in tutta la provincia
L’emergenza I familiari di una novantenne hanno ricevuto una risposta positiva solo da una struttura in Piemonte - «Corsia preferenziale per i casi urgenti? Non è prevista». Attese di diversi mesi, un problema anche per gli ospedali
Niente posti letto in Rsa nel breve tempo, anziani fragii costretti a casa con i parenti o bloccati nei reparti d’ospedale. Una signora residente in città di 91 anni, scomparso all’improvviso il figlio che abitava con lei, si è trovata a dover cercare in fretta una residenza protetta viste le sue delicate condizioni di salute. I suoi affetti più stretti, impossibilitati ad andare a vivere nel suo domicilio, stanno contattando da giorni di contattare tutte le Rsa di Como e provincia, ma non riescono a trovare risposte rapide, nemmeno in solvenza.
Fatta una prova, in città non c’è nemmeno un letto a disposizione, bisogna aspettare mesi alla Ca’ d’Industria, fino a sei alle Giuseppine, anche proponendo forme completamente a pagamento non c’è verso. In genere queste più grandi Rsa del capoluogo suggeriscono all’utenza, alla luce di conclamate urgenze, di domandare ad alcune strutture non tanto distanti dove in genere si riesce a trovare un posto, seppur a pagamento. Ieri però in Rsa come quella di Sala Comacina la risposta è stata negativa, così pure a San Fermo della Battaglia, struttura che gestisce diverse residenze per anziani anche in Val d’Intelvi e verso Varese, tutte però al completo. Tramite amici la donna ha trovato un posto, ma solo in Piemonte.
Badanti e Servizi sociali
L’alternativa per i parenti è sacrificarsi sperando che le liste d’attesa si accorciano, magari con l’aiuto di una o più badanti, dei servizi sociali, durante passaggi peraltro molto delicati della vita.
«Non c’è un canale d’ingresso che valuta l’urgenza – spiega Marisa Bianchi, direttore generale della Ca’ d’Industria – siamo consapevoli che questo è un problema molto serio. L’Ats ha aperto un dialogo per cercare di trovare una soluzione».
In attesa 6.428 domande
«In genere in alcune strutture se le famiglie si fanno carico di tutti i costi hanno qualche posto privato – dice Patrizio Tambini, presidente delle Giuseppine – più c’è possibilità di spesa maggiore è la speranza. Poi con il tempo si trova un letto a contratto, con la quota riconosciuta dalla Regione. In città no, da noi bisogna aspettare diversi mesi prima che si liberi un letto. Del resto è complicato tenere libere delle stanze per eventuali emergenze». Una retta economica a carico della famiglie con la partecipazione della Regione supera le 2200 euro al mese, senza il contributo pubblico invece privatamente si può spendere anche il doppio.
«Il problema maggiore è negli ospedali – dice Mario Sesana, presidente provinciale di Uneba, ente che rappresenta le Rsa del terzo settore – non riescono a dimettere pazienti compromessi che non sono autonomi a casa. Un tempo la vecchia Asl riconosceva una quota alle Rsa per tenere libero qualche posto, per queste emergenze. Adesso non è più così, anche a fronte di una saturazione delle nostre strutture che arriva al 99%».
Al momento le liste d’attesa delle 53 Rsa censite dall’Ats contano 6.428 domande, di cui circa due terzi sono doppie o triple, quindi le richieste reali sono circa 2.100. Solo pochi mesi fa erano 4.800, dunque 1500 richieste reali, in percentuale l’aumento in quest’ultima parte dell’anno è pari al 33%, in generale il 2024 ha visto un forte incremento.
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