Rsa senza personale: operatori “generici”
per coprire i turni

Il caso Ca’ d’Industria costretta a schierare queste figure: «Non svolgono compiti sanitari, spesso sono badanti». Lettera dei dipendenti: «Si riduce la qualità del servizio»

Gli operatori della Ca d’Industria si dicono sempre più stanchi e affaticati, alle Rsa della fondazione servirebbero 50 assistenti in più. Per tappare i buchi nelle residenze per anziani è al lavoro anche personale non specializzato.

Uno scritto dei dipendenti riassume il periodo complicato

In un lungo scritto un gruppo di dipendenti della Ca’ d’Industria racconta il complicato periodo che sta attraversando, colpa anzitutto della carenza di personale, le strutture non riescono ad assumere nuove risorse per coprire i fabbisogni. «Siamo costretti a fare orari pesanti, a doppiare le notti e molte volte a saltare i riposi – scrivono gli operatori - siamo davvero stanchi, stressati, ci sta passando anche la voglia di andare al lavoro. Direzione e coordinatrici non hanno colpe, anzi cercano di venirci incontro in tutti i modi, ma senza personale adeguato diventa impossibile coprire i turni. In questa situazione a volte non si riesce più a garantire un servizio valido per gli ospiti inseriti nella struttura. I sindacati purtroppo non riescono a incidere e migliorare le nostre condizioni. Quasi nessuno vuole più venire a lavorare in Ca’ d’Industria, peggio nelle Rsa della provincia. Parecchi colleghi stanno facendo concorsi per andare in altre strutture ospedaliere, pubbliche e private, oppure in Svizzera per via delle paghe più generose».

In Ca’ d’Industria nelle tre sedi cittadine lavorano una ventina di infermieri, una dozzina di medici e circa 205 tra ausiliari socio assistenziali e operatori socio sanitari, due figure che si sono specializzate frequentando e superando un corso di formazione.

Le difficoltà

E ora la nuova figura professionale: l’operatore generico che non ha preparazione specifica

«Addirittura per tamponare e coprire i turni anche la Ca’ d’Industria ha introdotto una nuova figura professionale – si legge ancora nella lettera - l’operatore generico, persone che non hanno una preparazione specifica, non hanno frequentato i corsi per diventare Asa o Oss, al limite hanno brevi esperienze come badante domiciliare. E purtroppo i generici possono svolgere soltanto alcuni compiti, solo se in coppia con un operatore qualificato. Così il rischio è lavorare male». Secondo alcuni dei dipendenti della Ca’ d’Industria il loro mestiere è diventato economicamente meno attrattivo da quando c’è stato il passaggio per i nuovi arrivati al contratto di settore Uneba, le assunzioni non sono state più fatte con il contratto degli enti locali, in parte più vantaggioso per i lavoratori. Una scelta fatta per salvaguardare i bilanci ormai da tutte le Rsa del territorio.

La replica

«Ciò nonostante durante l’estate con le ferie in corso siamo riusciti a raggiungere standard elevati d’assistenza – risponde Marisa Bianchi, direttore generale della Ca’ d’Industria – oltre il limite regionale di 901 ore per ciascun ospite, non siamo mai scesi sotto alle 1140 ore. Regole alla mano è prevista la possibilità di inserire operatori generici. Sono d’aiuto, pur non potendo svolgere compiti delicati di tipo sanitario. È inoltre un modo per accompagnarli verso un corso di formazione così poi da assumerli. Si tratta spesso di badanti, molti stranieri. Certo, non siamo felici di non trovare assistenti specializzati. Facciamo di tutto per reperire personale. Ci siamo rivolti in passato perfino al Presidente della Repubblica. Di recente abbiamo chiesto aiuto alla Regione per riuscire a trovare, anche a tempo determinato, almeno 50 operatori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA