Cronaca / Como città
Domenica 05 Gennaio 2025
Rsa, settemila domande in lista d’attesa
Case di riposo Quasi 600 soltanto in città le richieste: «Ma molte vengono presentate in più strutture» - Sono cresciute del 50% in un anno, intanto per il 2025 salta il blocco delle rette a carico delle famiglie
Più di 7mila domande in lista d’attesa per trovare un posto nelle Rsa, quasi 600 solo in città. Manca il personale e nel 2025 sono previsti nuovi rincari alle rette.
La premessa che fa l’Ats Insubria è sempre la stessa: tante famiglie inviano due o tre richieste a diverse Rsa per trovare prima un letto libero, magari vicino a casa. Dunque secondo il direttore socio sanitario Antonio Tallarita i numeri pubblicati mese dopo mese dall’agenzia per la tutela della salute sono da ridimensionare. Ma anche se le domande reali fossero, come si stima, pari a un terzo, significa un bacino di circa 200 famiglie che nel capoluogo bussano alle porte delle residenze per anziani e circa 2.300 in tutta la provincia. Un dato in lenta e costante crescita, che a lungo anche dopo il Covid, quando le strutture per la terza età sono tornate a riempirsi, si aggirava attorno alle 4.500 domande in lista complessive. Poi durante l’estate il balzo a 5.601 domande, quindi verso settembre siamo saliti a 6.428 . Adesso, il dato è aggiornato a dicembre, nel Comasco abbiamo raggiunto esattamente quota 7.088 domande. Significa un aumento di oltre il 50% in dodici mesi.
Potenziare il servizio
A fine anno la giunta regionale per potenziare il servizio ha stanziato 10 milioni di euro per il settore, anche per sperimentare nuove forme di assistenza. Con un precedente dispositivo, teso a coprire parte delle spese farmaceutiche sostenute dalle Rsa, la Lombardia sta cercando di saldare il conto di tutti i costi relativi alle esigenze sanitarie delle residenze per anziani. Per il 2025 però è saltato il blocco delle tariffe a carico delle famiglie.
«Sono dunque probabili ritocchi da parte di molte delle nostre strutture – dice Mario Sesana, presidente provinciale di Uneba, ente che rappresenta le Rsa del terzo settore – La Regione aveva ipotizzato di introdurre un tetto massimo di rialzo alle rette pari al 2,7%, ma già non aveva funzionato un primo tentativo di bloccare le tariffe per le famiglie. E del resto ci sono tanti costi vivi che dobbiamo sostenere, la spesa sanitaria non è ancora del tutto coperta. Di contro servono più letti perché la domanda da parte dei cittadini è crescente, le richieste non trovano risposta, in particolare per le urgenze. Salvo trovare una camera nelle strutture in solvenza».
Gli aumenti
Tra il 2019 e il 2023 le rette minime medie delle case per anziani sono aumentate di 7,04 euro, il 9,2% in più rispetto alla tariffa giornaliera pari a 75,98 euro. Nello stesso periodo la tariffa media massima è salita di 6,86 euro, più 8,06%, la tariffa giornaliera è arrivata a 85,11 euro. Vuol dire circa 2.600 euro al mese. Nel privato i costi sono più del doppio.
«Nel frattempo però si è arrivati al rinnovo dei contratti Uneba per il personale – dice ancora Sesana – nella speranza che questo scatto porti i nostri operatori a restare al lavoro nelle strutture invogliando nuovi professionisti a prendersi cura dei nostri anziani». Sono 145 euro mensili divisi in tre tranche per un operatore socio sanitario, l’aumento è poco superiore per figure più qualificate come gli infermieri, inferiore invece per addetti alle pulizie o alle cucine.
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