Cronaca / Como città
Venerdì 10 Gennaio 2025
Salute, in 20 anni a Como 700 dipendenti in meno: «Ma ora si cambia rotta»
Sanità La Uil invoca maggior incentivi per il personale. La replica di Asst: «Siamo riusciti a garantire il turn over. Già a gennaio pronto un nuovo bando per infermieri»
Sanità, in vent’anni persi 714 operatori, ma nel 2024 l’Asst Lariana ha garantito il turn over.
Nel comparto degli ospedali pubblici comaschi, stando ai dati pubblicati ieri dalla ragioneria di Stato, tra il 2002 e il 2022 il settore ha visto una diminuzione pari a 714 sanitari in servizio, da 4.179 tra medici, operatori e infermieri si è passati ai 3.784 del 2012 e infine ai 3.465 del 2022. I dati, rilanciati dalla Uil del Lario, spiegano secondo il sindacato le lunghe liste d’attesa e gli altri problemi che attanagliano la sanità locale.
Opportunità mancate
«Non sono numeri ma opportunità mancate – scrivono il coordinatore Dario Esp osito e il segretario della funzione pubblica Massimo Coppia - per i lavoratori che sono stati costretti, nel corso degli anni, ad aumentare sempre più i carichi di lavoro sacrificando spesso e volentieri le proprie aspettative familiari. E per i cittadini che vedono,giocoforza, aumentare le liste di attesa che si nutrono di piante organiche sempre più magre». Servirebbero, secondo i rappresentanti dei camici bianchi, più incentivi per i sanitari.
Negli ultimi dodici mesi però l’Asst Lariana è riuscita ad assumere più operatori rispetto a quanti invece si sono dimessi o sono andati in pensione. Nel 2024 infatti hanno lasciato i nostri ospedali 310 sanitari, di contro però sono stati messi a contratto complessivamente 468 professionisti. Dunque c’è un incremento pari a 168 unità. Il bilancio, in positivo anche tra i soli medici per una quindicina di posizioni, è più complicato per gli infermieri dove servirebbero circa 150 assunzioni per coprire tutto il fabbisogno. Sono comunque 95 gli infermieri contati in più nel 2024 rispetto alle fuoriuscite.
Reclutare a ciclo continuo
«Siamo riusciti a garantire il turn over – commenta Giacomo Boscagli, il direttore amministrativo dell’Asst Lariana – tra pensionamenti e dimissioni. Certo è vero che per alcune posizioni occorre reclutare a ciclo ormai continuo. È così per esempio per gli infermieri. Fatte le prove dell’ultimo concorso da cento posti tra novembre e dicembre a giorni i 75 candidati in graduatoria devono dare conferma o fare un passo indietro. Quindi già a gennaio dovremo costruire e poi pubblicare un nuovo bando».
I trasferimenti verso le province del sud Italia, dove la vita è meno cara e dove molti operatori hanno famiglia, come pure le continue uscite verso la più remunerativa Svizzera, rendono necessario il continuo sforzo da parte dell’amministrazione ospedaliera.
Non solo proponendo contratti a tempo indeterminato, ma anche attraverso la libera professione o con lavori a scadenza. Questo vale ormai anche per molte specialità mediche. Certo sostituire posizioni delicate che necessitano di una esperienza più solida non è semplice. Ad esempio il turn over non è stato coperto tra gli infermieri del blocco operatorio, figure professionali specificatamente formate. Anche di recente ci sono state quattro dimissioni, proprio verso il Ticino oltre che verso il settore privato che non sarà immediato rimpiazzare. I vari reparti di chirurgia per garantire le diverse sedute operatorie ormai si contengono il personale infermieristico.
Nel comparto della sanità si fa fatica anche a trovare tecnici, per esempio i tecnici di radiologia, questa è una criticità che sta cercando di affrontare in città l’ospedale Valduce. Per quanto riguarda la difficoltà a reclutare sanitari più volte il direttore generale dell’Asst Lariana Luca Stucchi ha sottolineato come le procedure e i dettami burocratici tra bandi e concorsi siano a suo parere troppo lenti e macchinosi.
Le aziende ospedaliere perdono mesi prima di riuscire ad arrivare alla firma dei contratti. Servirebbero canali più snelli e diretti. Non a caso Boscagli lamenta una nuova procedura di mobilità da attivare presso le altre aziende pubbliche prima di indire nuovi concorsi, un altro passaggio che richiede all’incirca un mese d’attesa, purtroppo spesso infruttuosa.
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