San Francesco, nulla è cambiato. Tornano i bivacchi dei senzatetto

Il caso Dopo anni di dibattiti, liti e promesse si ripropone il tema dei giacigli vicino al tribunale - Maesani: «La politica trovi soluzioni». Minghetti: «Centri diurni». Negretti: «Dov’è il sindaco?»

Rifugiati sotto le coperte e nascosti alla vista dei passanti da scatole di cartone, da sabato notte alcuni senza tetto sono tornati sotto i portici dell’ex chiesa di San Francesco.

Il dibattito su chi non ha un luogo dove dormire in città si rincorre ciclicamente, di solito quando le temperature si abbassano, ma la ricomparsa dei bivacchi a San Francesco, in pieno agosto, è la dimostrazione che questo bisogno è tutt’altro che stagionale e che le polemiche fin qui sollevate non hanno cambiato nulla.

«Al Crocifisso ho visto che i numeri dei senzatetto sono aumentati - racconta Patrizia Maesani, ex assessore e volontaria attiva sul fronte dell’accoglienza - Siamo ad agosto, questo deve farci riflettere. Como è una città di frontiera, cui il Ministero dell’Interno dovrebbe riservare un trattamento diverso da altre città che non hanno questa caratteristica. Poi negli anni ho visto troppa ideologia e poca concretezza da parte della politica su questo fronte». Il riferimento è alle lunghe polemiche sorte intorno alla possibilità di creare un dormitorio in città, tali da spaccare la maggioranza che sosteneva l’allora sindaco Mario Landriscina.

«A parte qualche eccezione - continua Maesani - nessuno si è più occupato concretamente del tema, nemmeno durante la scorsa campagna elettorale. Basta politici emotivi, servono soluzioni: tutti abbiamo bisogno di un tetto sopra la testa e i cittadini hanno diritto alla sicurezza».

«Situazione imbarazzante»

Sui portici di San Francesco è stata la consigliera leghista Elena Negretti a far sentire la propria voce: «Con la giunta Landriscina abbiamo fatto illuminare la chiesa e abbiamo installato una telecamera che non mi risulta essere rotta e che è collegata direttamente con la centrale di polizia, quindi mi chiedo perché non si intervenga». Ma la richiesta di controlli non basta e Negretti si rivolge al sindaco Alessandro Rapinese: «Ho visto i giacigli sabato e non erano le sei di mattina, ho visto anche la sporcizia lasciata intorno: è imbarazzante. Parliamo di inciviltà, come ha sempre fatto il sindaco Rapinese, ma non è che l’inciviltà c’è o non c’è a seconda della giunta... mi sembra opportuno intervenga».

La soluzione per il sindaco è chiara, ma per il momento inattuata: «Metteremo dei cancelli» aveva dichiarato a giugno 2023, con un finanziamento del progetto in una variazione di bilancio. Ma questa ipotesi, osteggiata da volontari e associazioni e giudicata impraticabile da alcuni architetti, continua a non convincere una parte della politica comasca.

«Strategie più ampie»

«Sono contraria a qualsiasi tipo di inferriata - è il giudizio di Barbara Minghetti, consigliere di Svolta Civica - Siamo una città ricca, credo che sia giusta una restituzione ai meno fortunati, un’inferriata sarebbe solo un gesto violento». E poi coglie l’occasione per affrontare il tema più da vicino: «Alcune delle persone che dormono per strada hanno bisogno di sostegno anche psicologico, per questo non basta pensare di trovare loro un luogo dove dormire, ma servono anche centri diurni per un supporto continuo».

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