San Giacomo, un gioiello ritrovato: parte la “fase 2”

Il restauro Completati i lavori di consolidamento. A primavera l’adeguamento alla sua nuova destinazione. La basilica ospiterà una parte del museo del Duomo

A tre anni di distanza dall’avvio dei lavori, il primo lotto dei restauri della chiesa di San Giacomo – finanziati dal lascito testamentario della signora Gabriella Pizzocchero, per un importo di dieci milioni di euro – può ritenersi completato.

Per dirla con il professor Stefano Della Torre, docente del Politecnico nonché coordinatore dei restauri per conto della Diocesi, la vecchia chiesa, il cui primo nucleo risale all’XI secolo, «ha un nuovo involucro» e benché accertarsene in prima persona sia impossibile (il cantiere è più inaccessibile del deposito di Zio Paperone) pare che il risultato sia ragguardevole. La previsione è quella che il progetto esecutivo del secondo lotto sia pronto a primavera, e che a primavera il cantiere possa quindi riprendere slancio.

Una chiesa officiata

«A oggi abbiamo completato la parte relativa alle indagini archeologiche, alla sistemazione dei muri, del tetto e dell’abside, ma il tempo è anche servito per meditare e condividere i contenuti della seconda fase – annuncia Della Torre -: San Giacomo, che dovrà rimanere una chiesa quotidianamente officiata, ospiterà una parte dei tesori del Museo della cattedrale, a cominciare, per esempio, dalle grandi tele provenienti da San Giovanni Pedemonte restaurate qualche anno fa per iniziativa degli “Amici di Como”, ma finora custodite sulla controfacciata del Duomo, e per questo scarsamente visibili. Se tutto andrà come previsto saranno esposte lungo le pareti del presbiterio di San Giacomo. L’altare, invece, sarà realizzato con il sarcofago medievale proveniente dalle collezioni della villa Cigalini di Bernate Rosales, dono del Comune di Casnate...». La vecchia basilica romanica dovrà essere adeguata a questa sua nuova destinazione: «Significa – prosegue il professore – che dovremo approntare gli allestimenti garantendo quindi che il microclima sia di tipo museale, che l’illuminazione sia quella corretta, e che lo siano anche le misure di sicurezza. È importante che San Giacomo resti una chiesa officiata, perché il turista viva l’esperienza di visitare un luogo sacro, senza che questo impedisca di offrire a chi pagherà il biglietto uno “spettacolo” all’altezza. La chiesa offrirà ai suoi visitatori una rappresentazione multimediale realizzata con ologrammi sulla base dei rilievi tridimensionali degli scavi della basilica integrati con quelli del Duomo, un’ottima base sulla quale costruire una storia in 3D che racconti nascita ed evoluzione di quest’area».

Una funzione ritrovata

A pochi giorni dall’annuncio dell’introduzione di un biglietto per la visita della cattedrale (che non è destinato a chi vi si voglia raccogliere in preghiera o desideri partecipare alla messa), il professor Della Torre torna anche sul nodo della “pressione” turistica con cui la città è chiamata a confrontarsi da tre, quattro anni a questa parte: «In Duomo a settembre si sono contate circa 1500 persone al giorno, davvero tante. Il museo potrà rappresentare un interessante diversivo, una alternativa utile ad allentare un po’ la pressione sulla cattedrale. E poi diciamo pure che per certi versi San Giacomo ritroverebbe una funzione che ha già incontrato lungo il percorso della sua storia, visto che anche a Como, dopo le soppressioni napoleoniche, si progettò di realizzare al liceo Volta un museo analogo a quello di Brera. Alcune delle opere destinate a quel progetto furono ricoverate proprio in San Giacomo, e ancora vi si trovano». Non sempre la basilica poté dirsi “fortunata”. Nei secoli fu bruscamente ridimensionata, mutilata, soffocata da case, bancarelle e botteghe, demolita la facciata originale. La ritroveremo bella, forse più di quanto sia mai stata.

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