Cronaca / Como città
Giovedì 09 Gennaio 2025
San Martino, viaggio nell’abbandono
Il reportage La collina dell’ex ospedale psichiatrico terra di nessuno. Nell’edificio centrale vetri rotti, corridoi fatiscenti e rifiuti
San Martino, terra di nessuno, di sporcizia e abbandono. L’accesso da via Castelnuovo, quello dal parcheggio e l’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico non sono più presidiati, entra liberamente chiunque. Il cancello è quasi rotto, il passaggio, raccontano i pochi enti ancora presenti, non è dei più raccomandabili. Lo si evince anche dai tanti rifiuti disseminati tra i prati e il bosco. Una volta saliti sulla collina verde, davanti alla facciata dell’edificio centrale, non si può fare a meno di notare le pareti scrostate, molti vetri rotti e diverse persiane penzolanti. Una porta a lato è perfino aperta, all’interno del corridoio c’è un tappeto fatto di foglie e lattine di birra.
Terra di nessuno
Sul fondo appesi ad un pannello di legno ci sono ancora i fogli con le lettere per chiamare i cittadini a fare vaccini e tamponi. Tutti retaggi della pandemia, l’ultimo periodo in cui questo grande palazzo è stato utilizzato. Facendo il giro, anche tutto il lato delle vecchie aule San Martino è ormai deserto. Dietro ci sono cataste di computer rotti, caloriferi elettrici, gomme lasciate a cielo aperto, si vedono pannelli che sembrano di eternit. Nei vecchi magazzini sotto alla palazzina Ponte, ancora in funzione, ci sono invece dei grandi cassoni per i rifiuti, all’interno si vedono ingombranti come materassi e secchi di vernici.
Nei depositi con le porte distrutte sono accatastati frigoriferi, armadi, sedie, arredamenti vari. Sono anche tanti i mezzi di servizio parcheggiati nei porticati fatiscenti, tutti disseminati di lunghe reti arancioni per segnalare dei lavori in corso mai davvero avviati.
Tutta l’area per la verità sembra dimenticata. Per buona parte negli ultimi anni beni e terreni di competenza regionale sono passati di mano dall’Ats Insubria all’Asst Lariana. Solo la zona verso la chiesetta della comunità ortodossa ospita ancora degli uffici. Ci lavorano ad esempio i veterinari dell’agenzia per la tutela della salute, i responsabili dell’igiene pubblica, del servizio farmaceutico, villa Teresa dell’Ats è uno dei pochi immobili in buono stato. Come poco oltre l’hospice, il centro per le cure palliative gestito dalla scorsa estate direttamente dall’Asst Lariana. Il resto è a dir poco decadente.
Dal lato dell’università dell’Insubria, immerse nei boschi, villa Silvia e villa Chiara sono a rischio crollo. E dire che dieci anni fa il Politecnico voleva riqualificarle e rimetterle a nuovo, prima ancora di lanciare il progetto per costruire il campus universitario, poi naufragato. La maggioranza dei 300mila metri quadrati del parco sono abbandonati. Spesso capita di incontrarci cittadini che portano a spasso il cane, il più delle volte si incontrano i visi dei pazienti seguiti dai servizi per la salute mentale.
Il progetto di Arca
Nella zona del pratone la cooperativa Arca sta portando avanti la valorizzazione del bosco, che da aprile se tutto va bene potrà essere aperto alle scolaresche, un progetto di interesse formativo oltre che naturalistico. Mura ed edifici però sono sempre più vuoti. Di recente anche il Cral, gli spazi della mensa e del bar per i lavoratori dell’Ats, sono stati chiusi. Per sistemare tutti gli immobili di via Castelnuovo in uso proprio all’Ats la direzione generale stima un impegno economico pari a sei milioni di euro circa. A meno di riuscire a spostare una novantina di funzionari rimasti nel parco in via Pessina, in uffici però del tutto ristrutturati con una spesa di diversi altri milioni di euro. Non ci sono però ad oggi sufficienti risorse economiche già stanziate.
Al contrario per il corpo centrale dell’ex ospedale psichiatrico non ci sono all’orizzonte grandi speranze, idee per un recupero, una cessione o un riuso. Questo colossale ferro di cavallo a tre piani doveva diventare la nuova sede del Setificio, ma la proposta avanzata dalla Provincia con il sostegno di Confindustria si è arenata, alla luce della contrarietà del Comune.
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