San Rocco, l’ex oratorio presto sarà venduto. Così è stato sgomberato

Senzatetto Sporcizia, giacigli, vetri e puzza di bruciato. In cinque nei locali dove don Roberto teneva le colazioni. L’ufficio tecnico della Diocesi ora ha “blindato” l’edificio

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Non c’è nulla di umano nel mix di odori insopportabili che ti assalgono oltre l’uscio di quello che, un tempo, fu l’oratorio di don Roberto Malgesini. Ma più di quelle “sentinelle” dell’orrore, puzze che ti aggrediscono e ti si attaccano addosso, tra focolari improvvisati (accesi chissà con quali materiali tossici), cumuli di coperte cenciose, urina, alcol di quint’ordine, fumo di sigaretta, potè il freddo. E così nelle ex stanze della carità, trasformati in stanzoni dall’aria irrespirabile e insalubre, hanno trovato rifugio i fantasmi di Como, quelli che solo l’ex parroco di San Rocco e pochi altri si prendevano a cuore.

Il blitz all’alba di ieri di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale nel palazzo ancora - per poco - di proprietà della parrocchia di San Rocco, è un viaggio negli angoli più miseri della città prima ancora che un’operazione di polizia. Ma l’intervento, coordinato dalla Prefettura, era inevitabile. A sollecitarlo la Diocesi di Como. Il motivo, presto detto: l’ex oratorio sta per essere venduto a un acquirente, che ne farà non si sa ancora cosa. E, prima del rogito, era essenziale “blindarlo” per evitare che fosse ancora usato come rifugio dai senzatetto in cerca di un riparo dal gelo dell’inverno.

Le forze di polizia hanno atteso le prime luci del mattino, per entrare nella proprietà. Nessun atto di forza, nessuna tensione, la giusta dose di umanità.

Avvolti da chili di coperte di lana i primi due senzatetto dormivano all’aperto: forse neppure loro hanno trovato il coraggio di varcare affrontare le “sentinelle” dell’orrore. All’interno altre tre persone. In tutto: un italiano (di seconda generazione) e quattro stranieri, tutti regolari: un nigeriano, un marocchino, un cittadino del Bangladesh e uno del Gambia. I tre dormivano in una sorta di soppalco ricavato al piano terra dell’ex oratorio. Per arrivarci bisognava scavalcare materassi (alcuni bruciacchiati), cumuli di vestiti, vetri rotti, bottiglie di birra vuote. Lungo tutta la parete, una fila di finestre appannate da anni di chiusura e di incuria. Affacciate sulla piazza San Rocco e sulla croce che ricorda il sacrificio di don Roberto. Che proprio da quei locali, la mattina in cui è stato ucciso, stava prelevando le colazioni da caricare sulla sua Panda.

Allo sgombero erano presenti anche due cani dell’unità cinofila della Guardia di Finanza, ma di droga non ne hanno trovata.

Dopo un’ora, i cinque “fantasmi” sono stati accompagnati in Questura per essere identificati. Dopo che la parrocchia di San Rocco ha formalizzato la querela per invasione di edifici e terreni, i cinque sono stati denunciati alla Procura. Quindi gli agenti della Polizia locale hanno atteso l’arrivo di una ditta, incaricata dall’ufficio tecnico della Diocesi, che ha provveduto a sigillare gli ingressi della proprietà. Il tutto, come detto, in vista della vendita a qualche privato. Vendita ancora non conclusa con un rogito, ma che comunque sarebbe prossima.

Oltre il cancello chiuso con una catena restano cumuli di coperte e giacigli improvvisati. E la memoria di un oratorio che non esiste più.

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